Petronio ed i Cristiani

ALLUSIONI AL VANGELO DI MARCO NEL SAYRICON

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Problemi di datazione

    Gli ampi studi di Rose (The date and the author of the Satyricon) hanno dimostrato con validi argomenti l’appartenenza del Satyricon all’età neroniana ed hanno reso probabile l’identificazione del suo autore con il Titus Petronius Niger, membro del circolo gravitante attorno a Nerone, che morì suicida nel marzo-maggio del 66 per aver suscitato le gelosie di Tigellino, come raccontato da Tacito in Annales XVI, 18.

Particolarmente interessanti all’interno del romanzo appaiono le allusioni all’incendio neroniano del 64, del quale, come abbiamo avuto occasione di dire in precedenza, secondo Tacito (Annales XV, 44) furono incriminati i Cristiani : la “Troiae Halosis” declamata da Eumolpo sarebbe stata composta da Petronio nel 65, quando Nerone aveva appena scritto un suo poema simile, recitato secondo Tacito (Annales XV, 39,3) mentre osservava dalla finestra del suo palazzo le fiamme di Roma nel 64. Secondo il parere di un altro storico, anche Satyr. LIII, 2 (l’allusione ad un incendio scoppiato nella casa di un massaro e propagatosi agli orti pompeiani) sarebbe un chiaro riferimento all’incendio neroniano.

A parere del Rose, dunque, il Satyricon fu composto fra il 64 ed il 65 ed il XV libro, che comprende la Cena Trimalchionis, ed il XVI furono scritti per il circolo neroniano.

Almeno da un punto di vista cronologico, quindi, sembra plausibile da parte di Petronio, che era in rapporto con la corte imperiale, una conoscenza sia pure superficiale dei Cristiani, i quali - dalla Lettera ai Filippesi  di San Paolo - risultano senz’altro presenti alla corte di Nerone (Phil. 4,22 : “ci accolgono quelli della casa di Cesare”).

La datazione “neroniana” del Satyricon induce a riprendere in considerazione un’ipotesi, già formulata da alcuni storici e poi abbandonata, che coglieva profonde somiglianze fra il passo marciano della Unzione di Betania  (Mc.14, 3-9) e Satyr. 77,7 e Satyr. 78, in cui Trimalcione procede all’unzione dei convitati con il nardo, prefigurando attraverso gesti simbolici le proprie esequie.

Il Preuschen, autore della suddetta ipotesi, spiegava tali somiglianze con una imitazione di Petronio da parte di Marco. Questa interpretazione appare inaccettabile anche a causa del tono fortemente sprezzante con cui Petronio descrive gli atti di Trimalcione (Encolpio, infatti, in Satyr. 78, 5 ricorda la scena come stomachevole: ibat res ad summam nauseam)  ed è stata respinta da molti studiosi.

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