SATIRICON – LIII
53 A togliergli la smania del ballo ci pensa un contabile che entra in sala e con un tono da bando comunale annuncia: «Oggi, 26 luglio, nel podere cumano di Trimalcione, nati 30 bambini e 40 bambine; trasportati dall'aia nel granaio 500.000 moggi di frumento; aggiogati 500 buoi. Stesso giorno: lo schiavo Mitridate crocifisso causa bestemmie contro il nume tutelare del nostro Gaio. Stesso giorno: chiusi in cassaforte 10 milioni di sesterzi perché non si è trovato il modo di impiegarli. Stesso giorno: scoppiato un incendio negli orti Pompeiani con inizio nella casa del fattore Nasta». «Cosa?» lo interrompe Trimalcione «E quando me li sarei comprati gli Orti Pompeiani?». «L'anno passato» risponde il contabile, «per questo non sono ancora stati registrati». Trimalcione perde il controllo e sbraita: «Qualunque fondo si compri, se io non ne vengo informato entro sei mesi, vi proibisco di includerlo tra le mie proprietà».
Testo originale
LIII. Et plane interpellauit saltationis libidinem actuarius, qui tanquam Vrbis acta recitauit: "VII. kalendas Sextiles: in praedio Cumano, quod est Trimalchionis, nati sunt pueri XXX, puellae XL; sublata in horreum ex area tritici milia modium quingenta; boues domiti quingenti. Eodem die: Mithridates seruus in crucem actus est, quia Gai nostri genio male dixerat. Eodem die: in arcam relatum est, quod collocari non potuit, sestertium centies. Eodem die: incendium factum est in hortis Pompeianis, ortum ex aedibus Nastae uilici". "Quid? inquit Trimalchio; quando mihi Pompeiani horti empti sunt?" - "Anno priore, inquit actuarius, et ideo in rationem nondum uenerunt". Excanduit Trimalchio et: "Quicunque, inquit, mihi fundi empti fuerint, nisi intra sextum mensem sciero, in rationes meas inferri uetuo".