PETRONI ARBITRI
77 «Dammi una mano, Abinna, se non sbaglio c'eri anche tu, no, quando mi diceva: "Tu la padrona l'hai conquistata con quella tua tecnica. Tu con gli amici non sei granché fortunato. Nessuno ti è mai grato abbastanza di quello che fai. Tu possiedi terre a perdita d'occhio. Tu ti porti in seno una vipera". E - perché poi non dovrei confessarvelo - che mi restano da vivere trent'anni, quattro mesi e due giorni, e che riceverò presto un'eredità. Il mio oroscopo è questo. Se poi riuscirò a toccare la Puglia coi miei terreni, allora sì che avrò speso bene la vita. Nel frattempo, con l'aiuto di Mercurio, mi sono costruito questa casa. E voi lo sapete benissimo che era una bicocca: adesso è diventata una reggia. Ha quattro sale da pranzo, venti camere da letto, due porticati in marmo, una serie di stanze al piano di sopra, la camera dove dormo io, un salottino per questa vipera qua, e un alloggetto niente male per il portinaio. Per gli ospiti, poi, lo spazio non manca. Quando Scauro è transitato di qua, non ha voluto alloggiare se non da me, e dire che il padre ha una gran villa sul mare. E ci sono anche tante altre cose che tra un attimo vi faccio vedere. Credete a me: noi valiamo per quello che abbiamo. Più possiedi, più sarai considerato. Prendete il vostro amico: da rana che era, adesso è diventato re. Ma ora Stico portami la roba con cui voglio essere seppellito. E portami anche i cosmetici e un dito di quel vino nell'anfora, che voglio lo usino per lavarmi le ossa».
Testo originale
LXXVII. Rogo, Habinna - puto, interfuisti -: "Tu dominam tuam de rebus illis fecisti. Tu parum felix in amicos es. Nemo unquam tibi parem gratiam refert. Tu latifundia possides. Tu uiperam sub ala nutricas" et - quid uobis non dixerim? - etiam nunc mi restare uitae annos triginta et menses quattuor et dies duos. Praeterea cito accipiam hereditatem. Hoc mihi dicit fatus meus. Quod si contigerit fundos Apuliae iungere, satis uiuus peruenero. Interim dum Mercurius uigilat, aedificaui hanc domum. Vt scitis, casula erat; nunc templum est. Habet quattuor cenationes, cubicula uiginti, porticus marmoratos duos, susum cellationem, cubiculum in quo ipse dormio, uiperae huius sessorium, ostiarii cellam perbonam; hospitium hospites capit. Ad summam, Scaurus cum huc uenit, nusquam mauoluit hospitari, et habet ad mare paternum hospitium. Et multa alia sunt, quae statim uobis ostendam. Credite, mihi: assem habeas, assem ualeas; habes, habeberis. Sic amicus uester, qui fuit rana, nunc est rex. Interim, Stiche, profer uitalia, in quibus uolo me efferri. Profer et unguentum et ex illa amphora gustum, ex qua iubeo lauari ossa mea".