Sofocle fu il secondo grande tragediografo ateniese e visse durante quasi tutto il V secolo. Nacque nel 497 a.C., di famiglia non nobile e tuttavia molto ricca: grazie alla nuova economia commerciale impostasi in Grecia nel VII-VI secolo, il padre del tragediografo si era infatti arricchito grazie alla gestione di una fabbrica di armi. Sembra che nel 480 a.C. l’adolescente Sofocle fosse stato scelto per guidare il coro dei giovani che intonarono il peana per la vittoria degli Ateniesi a Salamina. Cresciuto, Sofocle certamente ebbe modo di conoscere Eschilo ed Erodoto, i filosofi Protagora ed Anassagora, il sofista Gorgia e lo stesso Socrate, senza contare l'architetto Ippodamo di Mileto e lo scultore Fidia. Visse direttamente eventi storici capitali nella storia greca, come la battaglia di Maratona, l’evacuazione della città prima dello scontro navale di Salamina, il progressivo mutarsi della politica interna di Atene da Temistocle a Pericle, l’inizio della guerra contro Sparta, l'ascesa di Alcibiade e la spedizione in Sicilia. Morì nel 406 a.C. Nella vita della polis, nel 443 Sofocle fu ellenotamo, cioè amministratore del tesoro della lega delio-attica; nel 441 fu stratego insieme a Pericle, e nel 427 insieme a Nicia. Verso la fine del 413, il poeta, ormai anziano, fece parte del consiglio di dieci persone (probuli) a cui fu affidato il compito di preparare la nuova costituzione oligarchica dei Quattrocento. L'attività di tragediografo di Sofocle ebbe inizio nel 468, quando ottenne il primo premio con una trilogia, di cui avrebbe fatto parte anche un dramma intitolato Triptolemo, seguita da un dramma satiresco. Ottenne nel complesso 18 vittorie ai concorsi tragici e continuò la sua attività di tragediografo fino a tarda età: a questo proposito si suppone che avrebbe scritto l’Edipo a Colono proprio negli ultimi anni di vita, e la tragedia fu messa in scena nel 405 o nel 401, cioè dopo la sua morte. Sembra certo che nell’anno stesso della sua morte Sofocle abbia partecipato agli agoni tragici imponendo ai suoi attori i vestiti a lutto, per onorare la memoria di Euripide, il terzo grande poeta tragico ateniese, che era da poco venuto a mancare.