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Sofocle, figlio di Sofillo, ricco proprietario di una fabbrica di armi, nacque ad Atene, nel Demo di Colono, nel 496. Il padre lo fece educare accuratamente, tra gli altri da Lampro, che in quel tempo era il più reputato maestro di musica e di danza. Poco più che quindicenne, Sofocle venne scelto, forse per la bellezza fisica, per guidare il coro dei fanciulli nel peana per la vittoria di Salamina ( 480 ).
Non ancora trentenne, nel 468, partecipò al primo concorso tragico, vincendo con il Triottolemo, pur dovendosi opporre ad Eschilo come avversario. Da quell’anno lavorò per il teatro con intensissima attività.
Coprì anche uffici pubblici, come tesoriere per la Confederazione Attica, come stratego, ma non ebbe mai grande importanza politica. Fu legato allo storico Erodoto da sincera amicizia.
“Amantissimo di Atene”, non volle mai allontanarsene, nonostante inviti e sollecitazioni.
Secondo una notizia riportata da Cicerone, ma forse un po’ sospetta, a novant’anni fu citato in giudizio dal figlio primogenito Iofonte, anch’egli poeta tragico, che, per farlo interdire, lo accusava di imbecillità; ottenne tuttavia l’assoluzione, recitando ai giudici un coro dell’Edipo a Colono, che stava componendo (M. Tullius Cicero - Cato maior de senectute VII, 22):
Sophocles ad summam senectutem tragoedias fecit; quod propter studium cum rem neglegere familiarem videretur, a filiis in iudicium vocatus est, ut quem ad modum nostro more male rem gerentibus patribus bonis interdici solet, sic illum quasi desipientem a re familiari removerent iudices. Tum senex dicitur eam fabulam quam in manibus habebat et proxime scripserat, Oedipum Coloneum, recitasse iudicibus quaesisse que num illud carmen desipientis videretur. quo recitato sententiis iudicum est liberatus.
"Sofocle compose tragedie sino all'estremo limite della vecchiaia; poiché, per questa sua passione, sembrava trascurare il patrimonio familiare, fu chiamato in giudizio dai figli: volevano che, allo stesso modo in cui, da noi, si è soliti interdire quei padri che gestiscono male le loro sostanze, così i giudici lo rimuovessero dal controllo del patrimonio familiare come se fosse un rimbambito. Allora il vecchio, così si racconta, declamò ai giudici la tragedia che, da poco composta, aveva tra le mani, l'Edipo a Colono, e chiese se quell'opera sembrava scritta da un rimbambito; finita la declamazione, i giudici decisero di proscioglierlo".
Moriva novantenne ad Atene, nell’autunno del 406, pochi mesi dopo la morte di Euripide.