Questa prima parte del poema, già per intenzione del suo autore, non è stata certamente creata per introdurre il lettore alla vicenda, anzi il suo scopo è quello di presentare gli avvenimenti senza chiarirne la causa, tanto che egli sia indotto a proseguire la lettura proprio per scoprirla .
“Grazie alla funzionalità del suo proemio, l’Iliade, destinata ad ascoltatori più che lettori a conoscenza delle linee essenziali della leggenda eroica, si inserisce quasi con un taglio ad un punto avanzato della narrazione”.
Il poeta presenta, fin dalla prima parola del suo componimento, il motivo dominante di tutto il poema : la MHNIS, cioè l’ira persistente e duratura tipica degli dei - nell’Iliade viene infatti citata come caratteristica di Apollo - quando, in seguito ad un’offesa personale, infieriscono sugli uomini attraverso carestie o pestilenze .
Il vero protagonista del poema non è, dunque, Achille né lo è Ettore o forse Agamennone, ma l’ira.
Il “taglio” che dà inizio alla narrazione attesta la perfetta congruenza presente fra proposizione del tema e narrazione e “sicuramente comporta, da parte di chi lo ha composto, il sicuro possesso di un principio di conoscenza unitario”.
Il proemio deve essere certamente considerato genuino, e non è solo il preludio del canto A, ma anche un momento strutturale di grande rilevanza, mediante il quale il poeta inserisce la sua opera in un più ampio complesso di miti e leggende epiche, e delinea con chiarezza l’argomento complessivo dei canti che seguiranno .
Esiste poi un secondo elemento dominante che avrà conseguenze tragiche : la volontà di Zeus - DIOS BOULH .
Nel proemio non si trovano elementi in contrasto con il poema, ma bisogna notare che non vi è descritta l’intera vicenda, e questo accade soprattutto per due motivi : il primo è legato all’arte di narratore, che rivela poco a poco le linee del suo racconto, a volte tacendo per il cosiddetto “talento di omissione” ; il secondo è un’esigenza pratica dello scrittore, che desidera un preludio adeguato alle future misure della sua “performance” : egli ancora non sa quanti canti la sua opera riuscirà a contenere, o quanto approfondirà certi temi, e vuole disporre di massima libertà, lasciando trasparire solo una sottile traccia .
Il poeta invoca la Musa (Calliope per la poesia epica) come ispiratrice del suo canto, depositaria unica e divina del suo genio e della sua sapienza. Rendendo tributo a questo espediente tradizionale, egli si condanna da solo all’anonimato; il primo poeta che, infatti, firmerà con il proprio nome la sua opera sarà Esiodo (Teogonia). Nell’invocazione alla Musa si fondono un atteggiamento di carattere letterario e al contempo religioso, consacrati entrambi dalla tradizione.
Colui che ha scritto il proemio dell’Iliade concepisce la MHNIS di Achille come un “principio unitario”, tale da imprimere coerenza di sviluppo a tutto il poema e staccare con ottima definizione il nucleo del racconto dal resto della leggenda troiana. Un poeta, dunque, ha organizzato la tradizione epica “secondo una traccia che fa capo all’ira dell’eroe”.
Questo significa che i principali eventi narrativi del poema, lo sdegnoso ritiro di Achille dal combattimento, l’intervento della madre Teti, la volontà di Zeus, la sconfitta degli Achei, la morte di Patroclo e la sua vendetta da parte di Achille tornato alla lotta, sono sentiti e organizzati come direttamente conseguenti all’ira dell’eroe. Tale principio unitario rende tale l’Iliade e non più una serie di canti separati, ed assolve alla doppia funzione di punto di partenza causale e motivante di tutto il poema e come punto di raccordo tra il poema stesso e il vastissimo quadro delle leggende epiche.
Senza aver capito e identificato questo “principio unitario” è impossibile comprendere appieno l’Iliade, la sua unità compositiva e le intenzioni di colui che le diede forma definitiva.
Perché dunque l’ira e poi la contesa? Nel decimo anno della guerra di Troia, quando già stanchezza e sfiducia serpeggiano nell’esercito acheo, si abbattono improvvisamente le frecce di Apollo sugli assalitori (NOUSON ANA STRATON WRSE KAKHN, OLEKONTO DE LAOI). Di fronte al flagello -una vera pestilenza, come possiamo dedurre dalla descrizione omerica: “Prima colpiva gli asini e i cani veloci, poi gli stessi uomini”- il poeta rievoca i fatti con misurata partecipazione. Alla radice di tutto infatti è un atto di HYBRIS di Agamennone, che ha offeso, privandolo dell’onore (TIMH) a lui strettamente dovuto, il sacerdote di Apollo Crise.
Si può notare un notevole parallelismo fra i due poemi Iliade e Odissea, benché ancora vi siano esperti che affermano la presenza di mani di due diversi autori nelle opere, quali per esempio l’ordine non casuale delle parole e della sintassi, l’accenno presente in entrambi alla vastità dell’argomento che verrà trattato, l’annuncio delle sofferenze che deriveranno dall’ira di Achille come dagli errori di Odisseo, la costruzione circolare di entrambi i poemi, che si concludono riprendendo il motivo iniziale. In entrambi poi il poeta presuppone nel suo uditorio -il poema epico nella concezione omerica non era scritto per essere letto in silenzio, ma declamato ad alta voce pubblicamente- una conoscenza corrente della leggenda, che lo dovrebbe dispensare da superflue precisazioni.
Si sostiene dunque che il proemio dell’Iliade, come del resto quello dell’Odissea, si adegui alle esigenze compositive dettate dall’ispirazione dell’aedo che l’ha creato, non a quelle dei critici moderni che vorrebbero leggervi un sommario.
Esso infatti è strutturato, come è possibile osservare, su tre elementi: l’invocazione alla Musa, il tema dell’opera, la precisazione ulteriore di un punto di partenza della narrazione; in particolare, nell’Iliade, essi sono la suddetta invocazione a Calliope, l’ira di Achille e la conseguente contesa fra Agamennone e Achille stesso, a partire dalla quale si svilupperà tutta la vicenda.