Vespasiano Tito Domiziano
Uscito vincitore dalle lotte civili, Vespasiano si accinse anche a invertire decisamente la rotta rispetto alle decisioni di politica interna ed estera del suo predecessore. Secondo il cronografo bizantino Giorgio Sincello, Vespasiano volle informarsi su Cristo e a tal fine si rivolse ad Apollo di Tiana. Lo storico Eusebio nella sua Historia Ecclesiastica cita uno scrittore per noi perduto, un palestinese che si trovava a Roma dopo la metà del II secolo, Egesippo, che a sua volta riferiva la notizia che l’imperatore, nei primi mesi del suo regno, incuriosito da questo Cristo che tanto aveva fatto infuriare Nerone, fece arrestare ad interrogare di fronte a Domiziano Cesare alcuni parenti di Gesù ( “nipoti di Giuda, detto secondo la carne fratello del Signore” ). Domiziano in effetti, interessato al “regno di Cristo, quale fosse e quando sarebbe comparso” li fece rilasciare dopo che essi affermarono che tale regno non era di questo mondo.
E’ certo che durante i combattimenti della Guerra Giudaica i Flavi conobbero in Giudea la comunità cristiana : dato che i Cristiani si erano trasferiti nella città di Pella per non essere accusati di connivenza nella rivolta degli Ebrei, essi si dovettero convincere della loro innocuità.
Il fatto che la famiglia imperiale avesse preso contatto con la locale comunità cristiana è testimoniato anche da Flavio Sabino, fratello di Vespasiano, che si convertì al Cristianesimo.
Vespasiano inaugurò un nuovo periodo di pace e di distensione nei confronti dei Cristiani, che si spezzò però nel 95 con Domiziano : già prima di quella data si erano palesati alcuni casi che chiariscono perfettamente quale svolta avesse impresso al principato quest’ultimo imperatore. Cecilio Rufino, infatti, era stato espulso dal Senato, con l’accusa di aver ballato ; allo stesso modo furono espulsi Rustico Aruleno ed Erennio Senecione, perché si erano rifiutati di chiamarlo Dominus et Deus. Appare chiaro che Domiziano mirava, come Nerone, a teocratizzare ed orientalizzare il suo regno e i suoi primi provvedimenti vanno appunto a colpire gli stoici, che, come al solito, erano i primi ad opporsi.
Dione Cassio racconta che Domiziano fece uccidere fra gli altri Flavio Clemente mentre era console, sebbene fosse suo cugino ed avesse per moglie una sua parente, Domitilla, con l’accusa di ateismo e costumi giudaici .
Si è molto discusso sul caso di Flavio Clemente, che tutti gli storici sono concordi nel ritenere cristiano : stupisce allora il fatto che Domiziano avesse aggiunto all’accusa di ateismo (è l’impietas che può derivare dal rifiuto di rendere il culto dovuto agli dei di Roma ed all’imperatore, perfettamente spiegabile nel caso di un Cristiano) quella di costumi giudaici.
Si è cercato allora di spiegare questo fatto in base alle disposizioni imperiali contro quanti - pare che fosse un reato molto diffuso - praticavano i rituali ebraici senza pagare la tassa del fiscus iudaicus (istituita nel 70 ed inasprita da Domiziano). Svetonio dice che frequentissimi erano quanti improfessi (senza dichiararsi ufficialmente Giudei e pagare di conseguenza la tassa) viverent vitam iudaicam (Suet. Dom. 12,2).
E’ evidente allora che l’accusa mossa a Flavio Clemente avrebbe potuto essere facilmente confutata dallo stesso imputato pagando la tassa : il fatto che si sia rifiutato ed abbia accettato la morte significa che sicuramente si trattava di un Cristiano e non di un Ebreo, come avevano pensato erroneamente alcuni storici.
Svetonio, parlando di Flavio Clemente, afferma che fu condannato “repente ex tenuissima suspicione” (Suet. Dom. 15,1): la condanna di Clemente avvenne subito dopo la sua nomina a console, voluta proprio dall’imperatore che credeva in tal modo di rendergli un grandissimo onore. L’amarissima scoperta, da parte di Domiziano, che uno dei suoi parenti più stretti non solo si rifiutava di compiere il suo dovere di console, ma anche - in nome della sua religione, il cristianesimo - di rendere i dovuti onori all’imperatore divinizzato fecero scoppiare la sua collera furibonda che costò la vita a Clemente e, per il fatto che quest’ultimo occupasse una posizione di fortissimo rilievo all’interno dello Stato, una conseguente manifestazione di odio popolare nei confronti dei Cristiani di ogni livello sociale, fino a quel momento integrati senza problemi.
La persecuzione di Domiziano, che epurò tutti i Cristiani della “casa di Cesare”, si estese, dunque, molto rapidamente a tutta la società, ma ebbe vita molto breve, perché, a distanza di pochissimi mesi, la morte dell’imperatore, assassinato in una congiura ordita da ambienti sicuramente non cristiani e l’ascesa al trono di Nerva vi posero fine.