Svetonio

Vita Domiziano XII

 

Il Fiscus Judaicus 

12 Rovinato dalle costruzioni, dagli spettacoli e dagli aumenti di stipendio, tentò dapprima di ridurre le spese militari diminuendo il numero dei soldati, ma rendendosi conto che si esponeva così alle incursioni dei barbari, senza per altro arrivare ad un alleggerimento dei suoi oneri, non si fece nessuno scrupolo di saccheggiare con tutti i mezzi. I beni dei vivi e dei morti venivano confiscati dappertutto, sotto la più piccola accusa di un delatore qualsiasi. Bastava che si denunciasse un gesto o una parola qualunque che offendeva la maestà imperiale. Si requisivano le eredità che meno riguardavano l'imperatore, se solo si presentava un testimonio che dichiarava di aver sentito dire dal defunto, quando era vivo, che Cesare era suo erede. La tassa sui Giudei fu riscossa con un rigore tutto particolare: vi si sottoponevano sia i proseliti che vivevano come i Giudei, senza averlo dichiarato, sia coloro che, dissimulandone l'origine, si erano sottratti ai tributi imposti a questa nazione. Mi ricordo di aver visto, quando ero appena adolescente, un agente del fisco, accompagnato da un numeroso seguito, esaminare un vecchio di novant'anni per stabilire se era circonciso. Fin dalla giovinezza Domiziano si mostrò arrogante fino all'impudenza e senza freni sia nelle parole, sia nelle azioni. Quando Cenide, la concubina di suo padre, gli offrì, secondo la sua abitudine, la guancia, al suo ritorno dall'Istria, egli le tese semplicemente la mano; indignato che il genero di suo fratello avesse pure lui servitori vestiti di bianco, esclamò: «Non è bene che vi siano molti sovrani.»

Testo originale

XII. Exhaustus operum ac munerum impensis stipendioque, quod adiecerat, temptauit quidem ad releuandos castrenses sumptus, numerum militum deminuere; sed cum et obnoxium se barbaris per hoc animaduerteret neque eo setius in explicandis oneribus haereret, nihil pensi habuit quin praedaretur omni modo. Bona uiuorum ac mortuorum usquequaque quolibet et accusatore et crimine corripiebantur. Satis erat obici qualecumque factum dictumue aduersus maiestatem principis. Confiscabantur alienissimae hereditates uel uno existente, qui diceret audisse se ex defuncto, cum uiueret, heredem sibi Caesarem esse. Praeter ceteros Iudaicus fiscus acerbissime actus est; ad quem deferebantur, qui uel improfessi Iudaicam uiuerent uitam, uel dissimulata origine imposita genti tributa non pependissent. Interfuisse me adulescentulum memini, cum a procuratore frequentissimoque consilio inspiceretur nonagenarius senex an circumsectus esset. Ab iuuenta minime ciuilis animi, confidens etiam, et cum uerbis tum rebus immodicum, Caenidi patris concubinae, ex Histria reuersae osculumque ut assuerat offerenti, manum praebuit; generum fratris indigne ferens albatos et ipsum ministros habere, proclamauit: ouk agathon polykoiranie.