Negli anni successivi alla morte di Cristo, come ci riferiscono due storici cristiani del II secolo dopo Cristo, Pilato fu alle prese con numerose esecuzioni abusive di cristiani da parte dei Giudei e fu dunque costretto ad informare l’imperatore Tiberio, fino a quel momento tenuto completamente all’oscuro dei fatti. Pilato, dunque, avrebbe inviato a Roma una relazione nell’anno 35 d.C. : infuriatosi dapprima per il ritardo con cui la notizia gli venne riferita, Tiberio si mostrò ben presto convinto dell’innocenza di Gesù e si interessò moltissimo a questa nuova setta che temperava la violenza politica antiromana ed antistatale del messianismo giudaico più intransigente. Dal suo sempre contorto punto di vista ( simulator dissimulatorque, come lo definisce Tacito ) pensava che, favorendola, si sarebbe sbarazzato per sempre degli scomodi Giudei che rovinavano la sua amata “immota atque minime lacessita pax” (Annales, IV 32) con una serie continua di rivolte e sollevazioni.
Tiberio di conseguenza avrebbe inviato Vitellio nello stesso anno come legato di Siria per sistemare la zona di Antiochia : “Cunctis quae apud Orientem parabantur L.Vitellium praefecit” (Tac. Ann. VI, 32) ; pare che uno dei suoi incarichi fosse proprio la destituzione del colpevole Pilato.
Il fatto che Vitellio si dovette occupare. per conto dell’imperatore, anche della questione dei cristiani è confermato dal fatto che il “nomen christianum” iniziò a diffondersi proprio ad Antiochia .
Un’altra testimonianza preziosa sul ruolo avuto da Pilato è costituita dalla Storia della grande Armenia di Mosè di Korene ( V secolo dopo Cristo, con riferimenti a leggende più antiche), che riporta lo scambio di lettere fra Abgar, il toparca di Edessa fra il 13 ed il 50 d.C., e Tiberio : Abgar era stato informato di Cristo ed invitava l’imperatore a punire sollecitamente i Giudei, ricevendo la risposta che avrebbe immediatamente provveduto e che Pilato era stato già destituito.
Tertulliano (Apologeticum, V) riferisce con molta convinzione la notizia della presunta relazione di Pilato a Tiberio ed afferma che l’imperatore presentò immediatamente al Senato una proposta per riconoscere il Cristianesimo come religio licita, annoverando Cristo tra gli dei di Roma, ma ricevette un rifiuto per un’irregolarità procedurale . Il rifiuto del Senato significò il passaggio del Cristianesimo stesso nel numero delle superstitiones illicitae, cioè di quei rituali “contro la ragione” proibiti per legge. Tiberio, visto l’insuccesso dei suoi tentativi, dovette ricorrere al suo veto personale alle accuse contro i cristiani, per prevenire le iniziative del Senato : da questo momento fino a Costantino la mancanza di una legislazione chiara costringerà i fedeli di Gesù a dipendere esclusivamente dalla maggiore o minore benevolenza degli imperatori e la maggior parte delle disposizioni o dei rescritti emanati dal principato non saranno altro che riedizioni, confutazioni o estensioni del senatoconsulto del 35.
Chi vorrebbe confutare l’autenticità di questo atto del Senato, sulla semplice base del fatto che potrebbe essere un’invenzione di Tertulliano, non tiene conto del fatto che lo scrittore cristiano si rivolgeva ad un pubblico pagano colto che non si sarebbe fatto facilmente ingannare da una così evidente menzogna e del fatto che anche le fonti pagane e numerosissime altre cristiane citano indirettamente, seppur senza nominarlo, l’atto in questione : ad esempio negli Atti del processo di Apollonio, che si svolse a Roma durante l’impero di Commodo fra il 183 ed il 185, si dice esplicitamente che egli fu “messo a morte in base ad un senatoconsulto”.
Spinosa rimane la questione se gli imperatori da Nerone in poi si siano effettivamente serviti di queste disposizioni senatoriali - che mettevano di fatto fuori legge i Cristiani - per perseguitarli, oppure si siano serviti, mediante il tramite dello Ius Coercitionis a disposizione dei magistrati (cioè della facoltà di prendere qualsiasi provvedimento a propria discrezione per mantenere l’ordine pubblico) di provvedimenti indiretti. Quest’ultima ipotesi, pur non escludendola del tutto, mina seriamente la credibilità dell’esistenza di una legislazione specifica - nella fattispecie il senatoconsulto - contro i Cristiani.
I Cristiani, tuttavia, vennero giudicati favorevolmente dal governo, che, fino al 62, promise di non intentare azioni violente : l’unica persecuzione avvenne in Giudea durante il breve regno ad interim di Erode Agrippa (41-44), durante la quale venne ucciso Giacomo ed arrestato Pietro. Alla morte di Agrippa ritornò la pace anche in quella regione.