XXXII. Sono perfettamente consapevole che la maggior parte dei fatti che ho raccontato e che racconterò sembrano essere di scarso rilievo e non degni di essere ricordati, ma nessuno voglia comparare i miei Annales con gli scritti di coloro che hanno raccolto le antiche imprese del popolo romano. Essi, infatti, raccontavano, spaziando liberamente, le grandi guerre, gli assedi delle città, le sconfitte o le catture dei re, o - se mai si rivolgevano ai fatti di politica interna - le liti fra consoli e tribuni, le leggi agrarie e frumentarie e le discordie fra plebei ed ottimati: la mia fatica è ristretta ad un campo limitato e non reca gloria; la pace, infatti, stagnava od era minimamente scossa, tristi i fatti di Roma e l'imperatore non si dava cura di allargare l'impero. Tuttavia non sarebbe privo di utilità osservare con attenzione quei fatti - modesti a prima vista - dai quali spesso sorgono le cause di grandi eventi.
Testo originale
XXXII. Pleraque eorum quae rettuli quaeque referam parua forsitan et leuia
memoratu uideri non nescius sum: sed nemo annalis nostros cum scriptura eorum contenderit qui ueteres populi Romani res composuere. Ingentia illi
bella, expugnationes urbium, fusos captosque reges, aut si quando ad interna praeuerterent, discordias consulum aduersum tribunos, agrarias
frumentariasque leges, plebis et optimatium certamina libero egressu memorabant: nobis in arto et inglorius labor; immota quippe aut modice
lacessita pax, maestae urbis res et princeps proferendi imperi incuriosus erat. Non tamen sine usu fuerit introspicere illa primo aspectu leuia ex
quis magnarum saepe rerum motus oriuntur.