I servi a Roma
A Roma il numero degli schiavi aumentò in modo vertiginoso col procedere delle conquiste - si pensi ad esempio alle guerre puniche ed all'enorme afflusso di prigionieri di guerra che ne seguì - e la domanda continuò tuttavia a precedere l'offerta. Quest'ultimo fatto non deve sorprendere se si pensa che tutte le attività agricole e commerciali richiedevano un'enorme forza lavoro, in assenza di tutte quelle macchine cui oggi siamo abituati. Gli schiavi a Roma erano sottoposti alle punizioni corporali come accadeva per i soldati traditori o disertori e per i Cristiani, che potevano essere sottoposti a tortura, a differenza dei liberi cittadini. Lo scrittore Petronio - grande libertino, a prestar fede alle parole dello storico Tacito - ci racconta anche un'occupazione degli schiavi che altri autori tacciono per pudore, ma che tuttavia non ci era difficile immaginare: l'autore del Satyricon, infatti, parla esplicitamente di schiavi usati "per i piaceri segreti" dell'alcova della padrona. Gli schiavi affrancati a Roma, i liberti, diventavano a tutti gli effetti cittadini romani, con diritto di crearsi una propria famiglia: in alcuni casi i liberti vengono a raggiungere posizioni di notevolissimo prestigio economico - numerosi e divertenti ritratti di questi self-made-men ci vengono forniti da Petronio - ed anche politico, come nel caso dei famigerati liberti che palesemente manipolavano la volontà dell'imperatore Claudio, che per questo motivo era dileggiato da tutta l'Urbe. In Grecia gli stranieri che si trasferivano nell'Ellade, e ad Atene in particolare, erano detti meteci e, sebbene non fossero propriamente degli schiavi, tuttavia dovevano rimanere estranei alla vita politica. Lo schiavo fuggitivo doveva riuscire a farsi comprare da un padrone migliore oppure, se decideva di mantenersi latitante, si univa alle bande dei tanti fuggitivi: un caso eclatante di quest'ultima possibilità è dato dall'avventura - conclusasi poi tragicamente - del gladiatore Spartacus. Chi finiva in schiavitù? Principalmente si trattava di barbari catturati come prigionieri di guerra, oppure di uomini precedentemente liberi, che avevano perso la propria libertà per svariati motivi, non da ultimo per debiti. Il fenomeno della schiavitù nel mondo romano si esaurì in modo molto lento, e senza la testimonianza di documenti di qualche rilievo ad indicarne le principali tappe. Le cause principali di questo graduale abbandono furono, come già accennato, sicuramente il contributo del diffondersi della dottrina cristiana e - anche se non tutti gli storici concordano - una diminuzione progressiva dell'offerta sul mercato degli schiavi (causa il venir meno delle campagne di conquista ed il progressivo ritiro delle truppe romane dalle terre di confine) - ed infine l'incapacità di mantenerne un numero così elevato quando ormai tutto lo stato mostrava segni di cedimento anche e soprattutto in campo economico.