Tiberio governò Roma dal 14 al 37 d.C.. Nel 19 d.C. Germanico, l'erede designato da Augusto, venne a mancare e si sospettò che fosse stato in realtà avvelenato per ordine di Tiberio, che, dotato di una personalità già molto controversa, si chiuse ancora di più in se stesso. Tra il 20 ed il 30 d.C. Tiberio subì la pesante influenza di Elio Seiano, prefetto del pretorio descritto magistralmente ancora da Tacito, che gli attribuisce la colpa del mutamento in peggio del governo del princeps. Nel 30 d.C., scoperto il doppio gioco di Seiano, Tiberio lo mise a morte assieme alla sua famiglia, dopo averlo a tradimento convocato in Senato con una lettera che prometteva una promozione e che invece conteneva la sua condanna in base ad una serie di accuse di tradimento. Si scatenò ovunque un clima di sospetto e di tensione, che ebbe termine solo con la morte dello stesso Tiberio, avvenuta nel 37 d.C.. Tacito sospetta che, per accelerarne la morte che tardava ad arrivare, per quanto ormai Tiberio fosse già anziano ad acciaccato, l'imperatore fu soffocato con un cuscino.
Successore di Tiberio fu Caligola, che, in quanto figlio di Germanico, era oggetto di grandi aspettative soprattutto da parte dell'esercito, che l'aveva sempre visto al seguito del valoroso padre negli accampamenti, calzando la
caliga, cioè la calzatura militare da cui gli derivava il soprannome. Salito al potere nel 37, Caligola governò fino alla morte, avvenuta nel 41 d.C., in modo dispotico, crudele e folle, se dobbiamo credere a Svetonio, che gli attribuisce anche l'intenzione di nominare senatore un cavallo. Il suo stile di governo si richiamava chiaramente ai fasti dei despoti orientali, che erano malvisti a Roma. Caligola condusse delle campagne militari in Britannia ed in Germania, con scarso successo. Fu infine assassinato dalla guardia del pretorio nel 41
d.C..
Fu il fratello di Germanico, Claudio, a reggere le sorti di Roma tra il 41 ed il 54 d.C.. Di questo
princeps Tacito - imitato da Seneca e da Svetonio - dipinge un beffardo ritratto, accusandolo di essere totalmente soggetto ai suoi liberti e cieco di fronte ai continui tradimenti della moglie
Messalina, di cui tutta Roma, tranne l'imperatore, sapeva. Claudio si preoccupò di restaurare la religione ed i
mores degli antichi romani, anche in campo letterario, dove volle aggiungere delle lettere all'alfabeto -proposta che cadde nel nulla, come ci riferisce ancora
Svetonio nella De vita duodecim Cesarum. Condusse un'epurazione al senato e, preoccupato dalle sommosse di qualche gruppo estremista, espulse gli Ebrei da Roma (su quest'ultima notizia si è a lungo discusso, perchè in Svetonio leggiamo che gli Ebrei erano sempre tumultuosi per opera di
Cresto, impulsore Chresto, e qualcuno vi aveva voluto leggere
Christo, alludendo all'attività di
proselitismo dei primi Cristiani a Roma, che sarebbero stati cacciati da Claudio: quest'ipotesi, tuttavia, sarebbe da respingere). Tra il 43 ed il 51 d.C. Claudio condusse una vittoriosa campagna in Britannia, che fu annessa all'impero. Sotto il suo governo, anche la Mauretania divenne provincia romana. Claudio morì avvelenato - Tacito dice con un potentissimo veleno che gli fu propinato prima nei funghi, di cui era goloso, e poi iniettato sotto la lingua, perchè il primo tentativo era risultato inefficace - nel 54 d.C. ad opera di Agrippina, con lo scopo di favorire l'ascesa al potere del figlio Nerone.