Dalla figura del consul si passò a quella dell'imperator, che in origine indicava la figura del comandante vittorioso, come era in effetti Ottaviano, che aveva avuto la meglio su tutti i suoi nemici; il passaggio, tuttavia, fu lento e graduale, grazie all'opera di Ottaviano, che accentrò su di sè tutti i poteri prima attribuiti ai diversi magistrati della repubblica. Tra il 31 ed il 23 a.C. Ottaviano fu console ininterrottamente, e nel 23 a.C. assunse anche la tribunicia potestas, che gli dava il potentissimo diritto di veto che era spettato ai tribuni della plebe, e l'imperium proconsulare maius et infinitum. In quello stesso anno fu nominato princeps senatus, titolo che gli conferiva il diritto di parlare per primo durante le sedute del senato.
Nel 12 a.C., alla morte di Lepido, cui era stata affidata questa carica, Ottaviano divenne anche pontifex maximus. Allo scopo di dare una nuova struttura allo stato, Ottaviano ripartì le province in imperiali, sottoposte al controllo di un legatus Augusti pro pretore, e senatorie, controllate dai consoli. Per prevenire le invasioni dei barbari, Ottaviano si preoccupò anche di rafforzare la linea difensiva del Reno e del Danubio. Nel 9 d.C., tuttavia, il suo generale Varo, caduto in un'imboscata nella selva di Teutoburgo tesagli da Arminio, cadde con 3 intere legioni. Sconvolto dalla notizia - avrebbe infatti esclamato: "Varo, Varo, rendimi le mie legioni!" - Ottaviano attestò il confine dello stato sul Reno.
Ottaviano provvide anche ad una riorganizzazione dei poteri fra senato e cavalieri: al senato spettava il diritto di battere la moneta di bronzo, di eleggere i proconsoli, cui spettava il controllo dell'erario, cioè della cassa delle province senatorie, contrapposto al fisco, cioè la
cassa delle province imperiali; inoltre al senato spettava la riscossione diretta delle imposte, l'elezione dei comandanti degli eserciti, l'elezione dei
curatores e del praefectus Urbis; infine solo ai senatori spettava il cursus honorum, per accedere al quale bisognava
possedere un patrimonio di almeno un milione di sesterzi. Ai cavalieri, cui era riservata la carriera equestre per coloro che fossero in possesso di almeno 400000 sesterzi, toccavano i prestigiosi incarichi di
procuratores, che dovevano rappresentare il fisco nelle province imperiali, di prefetti del pretorio, di prefetti dell'Egitto (considerato possesso personale del
princeps, in cui era vietato l'accesso ai senatori) ed infine di comandante della flotta. Attraverso l'atto formale della
commendatio, i cavalieri erano nominati direttamente dal princeps e da quest'ultimo direttamente dipendevano.
Augusto - questo il titolo forse più significativo attribuito ad Ottaviano per i suoi altissimi meriti verso la patria (da
augeo, cioè accresco) - non aveva figli e scelse dunque come erede
Tiberio, a condizione che adottasse come futuro erede Germanico, suo nipote, anteponendolo a suo figlio Druso. Augusto spirò nel 14 d.C. Per avere un'idea dell'estensione dell'impero e delle sue condizioni alla sua morte, si possono leggere le godibilissime pagine del grande storico
Tacito che, con la sua prosa inimitabile, descrive lo stato delle province, la dislocazione degli eserciti e soprattutto le titubanze di Tiberio ad assumere su di
sé il ruolo di padrone unico di tutto lo stato.