La situazione di Roma era particolarmente pacifica, se solo si esclude la notizia riferita da Orosio (VII, 6) di un’espulsione di Cristiani ed Ebrei dall’Urbe. Orosio cita esplicitamente nel suo testo due altri autori da cui avrebbe desunto la notizia : il primo è Flavio Giuseppe, che avrebbe affermato che “ durante il nono anno dell’impero di Claudio (si tratta dell’anno 49) i Giudei furono espulsi da Roma ”. In tutte le opere che possediamo di Flavio Giuseppe il passo citato da Orosio non si trova : si può ipotizzare che citasse dunque un testo per noi perduto o un codice giunto a noi mutilo - per un errore di trascrizione - della frase in questione.
Il problema più interessante, tuttavia, riguarda la seconda fonte di Orosio, cioè il capitolo XXV (Vita Claudii) del De vita Caesarum di Svetonio, così citata : “ Sed me magis Suetonius movet, qui ait hoc modo : Claudius Judaeos impulsore Christo adsiduae tumultuantes Roma expulit ”. A differenza di quanto accaduto nel caso di Flavio Giuseppe, possediamo il testo di Svetonio ed è facile constatare che sicuramente Orosio aveva commesso un errore di lettura male interpretando l’originale impulsore Chresto del codice : gli Ebrei non furono dunque espulsi da Roma per l’attività sobillatoria di Cristo, come aveva erroneamente pensato Orosio, ma per quella quasi sicuramente di un liberto dal nome molto simile.
Cresto, infatti, era un nome molto diffuso ed ampiamente attestato fra i liberti. A questo errore evidente di lettura si deve anche aggiungere il fatto che era impossibile che Cristo vivesse a Roma nell’anno 49, anche se probabilmente Orosio usava metaforicamente l’espressione per riferirsi ai seguaci del cristianesimo. Sciolto questo dubbio, appare dunque chiaro che nell’espulsione degli Ebrei da Roma non furono minimamente coinvolti i Cristiani, che dovevano costituire comunque in quegli anni una ben minuscola comunità.
L’episodio della cacciata dei Giudei dalla capitale è riferito anche dagli Atti degli Apostoli (18,4): Paolo incontra a Corinto Aquila e Priscilla, provenienti dall’Italia meridionale, che affermano di essere stati cacciati dalle disposizioni imperiali contro gli Ebrei. Si era sospettato che questi due personaggi fossero cristiani e che dunque il decreto di Claudio fosse rivolto anche contro di loro, ma una corretta lettura del testo chiarisce che essi si convertirono solo a Corinto e che dunque non vi sia motivo di dubitare che effettivamente, almeno fino al 62, la comunità cristiana non ebbe a subire nessun turbamento.
Neppure durante i primi anni del principato di Nerone i Cristiani dovettero sottostare a persecuzioni : Paolo afferma di aver avuto libero accesso alla casa di Cesare e fu assolto nel suo primo processo.