Nel 285 d.C., infatti, il potere era passato – dopo un lunghissimo periodo di crisi noto come “anarchia militare” per il continuo succedersi di comandanti dal regno effimero sul trono di Roma - nelle mani di Diocleziano, che pose termine alla suddetta crisi con efficacia e vigore nel comando. Il principatus, cioè il modello governativo concepito da Augusto, si trasformò lentamente in un dominatus, sempre più ispirato alle monarchie orientali, cui Diocleziano fece riferimento anche per l'introduzione della pratica della prosternazione ai piedi del sovrano. Nel 291 d.C. Diocleziano terminò la sua opera di riforma politica e costituzionale dell'Impero, ottenuta attraverso l'introduzione della tetrarchia: l’imperatore associò al potere, con il titolo di Augusto, Massimiano. I due, che assunsero il titolo di augusti, nominarono rispettivamente due collaboratori, con il titolo di cesari, Diocleziano Galerio e Massimiano Costanzo Cloro.
Un busto di Diocleziano
L'impero fu suddiviso in 4 grandi prefetture, ciascuna affidata al controllo di un tetrarca: l'Oriente, con capitale Nicomedia, le Gallie, con capitali Treviri e York, l'Illirico, con capitali Sirmio e Tessalonica, ed infine l'Italia, con capitali Roma e Milano; ciascuna prefettura era data in amministrazione ad un prefetto del pretorio. Ai vicarii spettò il controllo sulle 12 diocesi in cui furono divise le prefetture. I presides o correctores ebbero il controllo delle province, ulteriormente suddivise in municipia e curiae. La suddivisione dell'impero aveva l'evidente scopo di facilitarne l'amministrazione ed il controllo, soprattutto in considerazione delle difficoltà incontrate per più di un secolo dai predecessori di Diocleziano perchè l'impero non si disfacesse sotto i colpi dei barbari e delle discordie interne quando era un solo uomo a farsi carico di tutto.
Anche l'esercito subì un analogo processo di riorganizzazione e le truppe vennero suddivise in limitanei, cioè soldati che si dovevano occupare della difesa dei confini e contemporaneamente della coltivazione delle terre occupate, comitatenses, cioè truppe destinate alla manovra rapida, e palatini, che andarono a costituire la guardia di palazzo. Lo scopo principale della riforma avviata da Diocleziano consistette soprattutto nella separazione delle responsabilità civili da quelle militari. In materia di tassazione, Diocleziano introdusse la pratica della iugatio o capitatio. I decurioni, che dovevano versare l'ammanco della raccolta delle tasse, vennero sempre più guardati come una professione da evitare e Diocleziano trasformò il loro incarico in una professione coatta. In ambito monetario, Diocleziano mise in circolazione un grande numero di monete a forte contenuto di argento, per combattere l'inflazione, ma queste ultime vennero subito tesaurizzate.
I due imperatori Diocleziano e Massimiano, dunque, entrarono trionfalmente in Milano nel 286, su un carro d’oro e d’avorio, mentre la popolazione applaudiva, arrampicandosi fin sui tetti. La residenza dell’Imperatore probabilmente era nei paraggi di via Olmetto, così chiamata dall’olmo (Ulmus in Palatio) che cresceva vicino al Palazzo imperiale.