In principio fu l’Eden, luogo di pace e piacere, denso di profumi e fecondo : fin dai tempi più antichi, l’uomo ha sempre cercato di ricreare questo mitico Paradiso. La parola stessa “ paradiso “ deriva dal greco “ paradeison “ che significa – appunto - “ giardino “.
La cacciata dal Paradiso Terrestre. Masaccio, Cappella Brancacci ( Firenze )
Già agli albori del III millennio a.C. i frutteti ed i giardini della città di Uruk sono motivo di orgoglio per il re Gilgamesh e dopo altri 1000 anni ormai tutti i palazzi reali della Mesopotamia, la regione dove la tradizione vuole che avesse sede l’Eden, possiedono il proprio giardino, luogo di banchetti e cerimonie. Sin dal II millennio a.C. anche in Assiria è documentata la presenza di grandi giardini pubblici : a Nimrud il sovrano Assurbanipal II fece costruire un sistema di canali d’irrigazione con acqua convogliata dalle lontane montagne per i suoi giardini ricchi di alberi tipici di quella regione, ma anche di piante esotiche i cui semi venivano importati a seguito delle spedizioni militari .
Tuttavia i giardini in assoluto più famosi di tutta l’antichità furono quelli di Babilonia, considerati una delle sette Meraviglie del mondo dallo storico greco Diodoro e dal geografo Strabone. Lo storico Flavio Giuseppe racconta che vennero fatti costruire da Nabuccodonosor II (605 – 562 a.C.) per la sua sposa, che – originaria della Persia – soffriva di nostalgia per le montagne e la vegetazione del suo paese lontano.
I Giardini Pensili di Babilonia
Le più antiche testimonianze pittoriche di giardini si trovano negli affreschi egizi . Presso questa civiltà, con la nascita dell’usanza di possedere una residenza di campagna, il giardino diventa un luogo di evasione, svago e piacevole rifugio ; nasce un modello che si ripeterà invariato nel corso dei millenni successivi : un muro di cinta a protezione delle tempeste di sabbia e dalle piene del Nilo, ed un orto di forma rettangolare con alberi piantati lungo un tracciato regolare. Presso gli Egizi , inoltre , nasce e si diffonde anche la scienza della botanica e vengono organizzate vere e proprie spedizioni al fine di procurarsi i semi di piante esotiche o rare .
Nonostante la conformazione – così ricca di asperità – del suo territorio, anche la Grecia ebbe giardini fin dalle origini della sua civiltà : è infatti originaria del mondo greco l’idea di un sito naturale incolto ma fecondo, consacrato e caro agli dei, antitetico alla concezione della natura come luogo di sfruttamento agricolo . Nella mitologia greca, di conseguenza, abbondano i giardini naturali, che rappresentano il “ locus amoenus “ ideale, il sito sacro e magico ove regna uno spirito particolare : è in questi luoghi consacrati a dei o eroi che la natura svela tutto il suo mistero .
Impossibile, inoltre , non associare l’idea del giardino alle meditazioni dei filosofi greci come Epicuro ed ai luoghi di ritrovo tipici della Polis, come l’agorà o il ginnasio . Con l’avvento di Alessandro Magno, il modello di giardino orientale si diffuse presto fra l’aristocrazia greca e di lì a pochi secoli le raffinatezze ellenistiche vennero completamente assorbite dalla civiltà romana , che le ripropone in tutto l’Impero .
Opere come le Georgiche di Virgilio o i trattati di agricoltura ed orticoltura favoriranno presto il diffondersi dell’uso del giardino nelle abitazioni di campagna, le ville . Durante l’Impero, la magnificenza dei giardini raggiunge punte incredibilmente alte nelle dimore degli imperatori stessi, come nella villa di Adriano (115 – 137 d.C.) a Tivoli, dove vennero persino sfruttate le prospettive naturali del paesaggio circostante, che era possibile scorgere dalle terrazze della villa.
Dall’ VIII secolo d.C., a seguito delle conquiste dei seguaci di Maometto, la tradizione del giardino islamico, erede di quello persiano, si diffonde in Asia ed in Africa ed in parte d’Europa. I conquistatori arabi non si limitano ad edificare splendidi giardini annessi ai palazzi come quelli celeberrimi dell’Alhambra di Granada , ma importano in Europa le loro enormi conoscenze di botanica ed idraulica finalizzata all’irrigazione.
Durante il Medioevo europeo l’arte dei giardini, presentata entro le mura dei monasteri, riesce a sopravvivere e genera due metafore che venivano sfruttate ampiamente dall’arte e dalla letteratura : l’ “hortus conclusus”, giardino segreto utilizzato come rappresentazione allegorica della Chiesa presieduta dalla Vergine in Gloria, e l’ “hortus deliciarum”, paradiso di frutti e fiori eterni come luogo d’amore.
Con l’avvento del Rinascimento, viene riscoperto il giardino secondo l’intendimento degli antichi : esso è e deve essere il luogo ideale per l’insegnamento e la poesia . Gli umanisti del XV secolo, nell’intento di ritrovare gli ideali estetici e culturali dell’antichità, hanno una visione sublime del passato e sognano, disprezzando quelli che considerano i “secoli bui” dell’appena trascorso Medioevo, il trionfo della luce, riscoprendo il giardino che, presso Greci e Romani, era stato già luogo di ritrovo per filosofi, poeti, eruditi e uomini di stato.
Villa Farnese (Roma)
Se Firenze, culla di grandi Umanisti, prepara la fioritura, attraverso l’opera del grande L.B. Alberti (De re aedificatoria), della rinata arte dei giardini, è la città di Roma a darle l’impulso decisivo, creando una moda – l’uso dei sempreverdi – che contraddistinguerà i giardini italiani fino al Settecento. Ancora prima di divenire papa, Giulio II allestisce un giardino per esporre la sua collezione di antichità, fra cui il famosissimo Apollo del Belvedere. Più tardi la sistemazione dei tesori papali nella villa Belvedere ed il collegamento della suddetta villa al Vaticano per mezzo di un grande giardino viene affidata all’architetto Donato Bramante, segnando una tappa rivoluzionaria nella storia dell’architettura dei giardini, grazie alla sua monumentale sistemazione della corte della villa.