I Giardini

Breve storia dall'antichità ad oggi

 

PARTE II: dal Rinascimento ai giorni nostri

 

    I nuovi giardini del Rinascimento romano, con la loro grandiosità e magnificenza, hanno completamente dimenticato i precetti dell’Alberti, che intendeva il giardino come rifugio attorno alla villa dove il letterato potesse meditare ;  tuttavia persisteva ancora il modello del” giardino segreto “, reminiscenza medievale di oasi di pace chiusa ed isolata dagli ampi spazi del resto del giardino.  Delizia dei viaggiatori in Italia nel XVII e XVIII secolo furono i giochi d’acqua , ereditati dagli Arabi, che a loro volta avevano adattato e perfezionato le conoscenze di idraulica del greco Erone di Alessandria .

  Col passare dei secoli, i Sovrani europei sembrano fare a gara nel creare giardini sempre più estesi e magnifici, quasi a voler imporre il proprio dominio anche sulla Natura : uno degli esempi più eclatanti in questo senso fu la reggia di Versailles, voluta da Luigi XIV, e rispondente ad un programma iconografico vasto e complesso.  Al giardiniere capo Le Notre venne affidato il “ Grande Disegno “, con un progetto che rispetta la conformazione del terreno, ma in più punti rimodella profondamente il paesaggio per adattarlo ai gusti estetici del Sovrano :  vengono create una serie di terrazze su un dislivello di 30 m. , un anfiteatro da un pendio, ed inseriti siepi, viali e vialetti ed alberi a non finire.

Scorcio dei giardini di Versailles

Ogni principe, d’ora in poi , prenderà a modello i giardini reali e vorrà la sua  “ Piccola Versailles “.

Il secolo dei Lumi segna un ritorno al paesaggio arcadico, al paesaggio greco – romano ed alla mitologia. Da un capo all’altro dell’Europa  filosofi e poeti, aristocratici e uomini di stato si appassionano ai giardini. Ma è in Inghilterra che nasce uno stile nuovo, con l’affermazione del “giardino paesaggistico” o  “all’inglese”, la cui principale fonte d’ispirazione sono le vedute dei paesaggi romani, largamente rappresentata nelle opere di Lorrain, Poussin e Salvator Rosa.

  E’ la rivoluzione industriale a segnare la fine dei paesaggi pittoreschi, tipici di un mondo ancora profondamente agreste, per lasciare spazio ai diversi stili dell’eclettismo ottocentesco.  I giardini si arricchiscono progressivamente di nuove piante, sfruttando i progressi della tecnica .   Caratteristica del giardino vittoriano fu l’introduzione del labirinto di siepi (maze) e della serra , resa possibile grazie all’abolizione della tassa sui vetri.

 A Londra già nel 1820 sorgono i primi giardini pubblici, opera di Paxton, l’ideatore del Crystal Palace .  Pochi anni dopo, Napoleone  III a Parigi ordina il più importante programma di parchi pubblici integrati a un piano urbanistico mai realizzato prima di allora.  Il barone Haussmann (1809-1891), prefetto della Senna, viene incaricato della realizzazione delle nuove arterie alberate, della rete fognaria, della sistemazione  dei giardini pubblici, delle passeggiate e delle piazze cittadine.  L’intera geografia urbana della capitale francese viene ridisegnata attraverso        larghi viali concentrici.  Questo modello è subito apprezzato e si diffonde presto in tutta Europa la moda dei giardini pubblici .

   Scorcio dei Giardini di Boboli

  Da sempre la scultura è presente nei giardini, ma è il Novecento che ha visto nascere un fenomeno nuovo, legato al desiderio di esporre queste opere al pubblico : sono ormai diffusi i musei a cielo aperto, dove l’attento paesaggismo valorizza le architetture degli alberi con le sculture.  Alcuni musei come il MOMA di New York hanno realizzato veri e propri giardini di sculture.

  I giardini, in conclusione, traggono ispirazione dalle loro radici nel passato e nella loro realizzazione si intrecciano tradizione ed innovazione : enormi, perché frutto della megalomania di qualche sovrano, o piccoli e modesti , i giardini rappresentano – come hanno sempre fatto nei secoli – il luogo dove l’uomo possa riconciliarsi con la Natura, estraniandosi per qualche istante dalle miserie della sua esistenza.

 

Andrea  Zoia

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