Cicerone visse in un'età di sommo interesse per l'oratoria: si distinguevano al suo tempo gli oratori Marco Antonio e Licinio Crasso, tutti e due maestri di Cicerone, maggiormente il secondo, alla cui dottrina l'Arpinate aderì accogliendo soprattutto i1 principio che il perfetto oratore è frutto sia delle doti naturali sia della cultura. Tuttavia, quando Cicerone cominciò la sua carriera, il principe del foro era Q. Ortensio Ortalo, seguace dell'indirizzo detto asiano che voleva uno stile ridondante, fiorito di metafore, ampolloso, accompagnato ad un modo di gestire caricato e teatrale. Cicerone preferì adottare un indirizzo che fu detto rodiese (perché proposto dalla scuola di Rodi), che insegnava uno stile più misurato, più decoroso, più o meno ricercato a seconda delle circostanze, stile che si poneva come medio tra il citato “asiano” e il suo opposto detto "attico", semplice, sobrio fino alla sciatteria, costruito sul modello dell'ateniese Lisia. Le orazioni ciceroniane rivelano il legame profondo tra biografia d ell'autore ed attività forense. Le orazioni conservate sono 58 (delle oltre cento originarie); segue l’elenco in ordine cronologico, suddiviso in tre gruppi: orazioni preconsolari, consolari e postconsolari.
1) Pro P. Quinctio (81); Pro Sex. Roscio Amerino (80); Pro Roscio comoedo (77 ca); Divinatio in Q. Caecilium (70); In C. Verrem (70); Pro Tullio (69); Pro Fonteio (69); Pro Caecina (69); Pro Cluentio (66); De imperio Cn. Pompei (66);
2) De lege agraria (63); Pro Rabirio perduellionis reo (63); Pro Murena (63); In Catilinam (63);
3) Pro Sulla (62); Pro Archia poeta (62); Pro Flacco (59); Cum senatui gratias egit (57); Cum populo gratias egit (57); De domo sua (57); Pro Sestio (57); De haruspicum responso (56); In Vatinium (56); Pro Caelio (56); De provinciis consularibus (56); Pro Balbo (56); In Pisonem (55); Pro Plancio (54); Pro Scauro (54); Pro Rabirio Postumo (54); Pro Milone (52); Pro Marcello (46); Pro Ligario (46); Pro rege Deiotaro (45); Philippicae I-XIV (44-43).