Nei secoli precedenti i culti dionisiaci avevano avuto enorme importanza anche sul suolo italico, ma non sappiamo con certezza se l'orgiasmo collettivo assumesse forme così evidenti e se avesse una diffusione di massa.
Per quanto riguarda le associazioni dionisiache greche e microasiatiche, conosciute attraverso l'epigrafia ellenistica, si può affermare che esse quasi certamente avessero rifiutato le forme più vistose della possessione, tipiche, invece, del dionisismo classico. I riti dionisiaci erano nel complesso abbastanza addomesticati, integrati cioè in una situazione urbana e piccolo-borghese tale da impedire espressioni di rito troppo cariche di emotività. Possessione, profetismo e danza sono gli aspetti su cui torna con maggiore frequenza Livio, ma anche un testimone contemporaneo come Plauto. Sembra, insomma, che il movimento dei baccanali abbia rappresentato storicamente una certa forma di revival di forme orgiastiche ormai trascurate dalla religione dionisiaca dell'età ellenistica e presenti solo in un passato più lontano.
Ci sono difficoltà obiettive per una precisa collocazione del problema degli antecedenti storici del culto di Bacco, difficoltà che sono connesse al materiale informativo iconografico sul quale basiamo le nostre conoscenze relative alla presenza del culto di Dioniso in Italia meridionale ed in Etruria. Nella Magna Grecia il dionisismo aveva goduto di larghissima popolarità e di diffusione più o meno uguale presso tutti i ceti sociali. La sua tematica é presente in tutte le produzioni artistiche, dalle più umili vascolari ad uso funerario a quelle a destinazione templare. Nell'Etruria antica il dionisismo sembra aver rivestito in origine una forma prevalentemente elitaria (come si può desumere dai grandi sarcofagi e dagli ipogei gentilizi), per poi godere di un'enorme popolarità a partire dal IV secolo. Anche in Etruria, come nella Magna Grecia, la religione dionisiaca ebbe pertanto una larga caratterizzazione funerario – escatologica, poichè Dioniso prometteva ai propri seguaci un aldilà felice.
Per quanto riguarda gli aspetti associativi, non abbiamo documentazione circa l'Etruria; nell'Italia meridionale pare che, a partire dal III secolo, abbiano avuto successo parecchie associazioni a carattere misterico, ma non siamo in grado di sapere se vi si praticassero rituali estatici - come pare sia avvenuto in tutta l'Italia intorno al 186 - o se invece fossero riunioni più moderate, come avveniva quasi nello stesso periodo in ambiente greco-ellenistico.
Resta escluso dalla nostra possibilità di immaginazione sapere che cosa abbiano fatto da vive quelle persone nella cui tomba i parenti avrebbero poi messo un vaso o un'urna a soggetti dionisiaci, dato che, come abbiamo già detto, l'informazione si basa su testimonianze iconografiche ed epigrafiche. Abbiamo invece qualche indizio, cui si é già fatto cenno parlando del culto di Stimula, relativo alla presenza di un certo numero di rituali di possessione, diffusi prevalentemente a livello rurale. Rimangono, come si vede, aperti quasi tutti i problemi relativi al confronto con un passato più o meno prossimo. Confronti concreti sono invece proponibili con i culti dionisiaci della Grecia classica ed ellenistica, anche perché la documentazione disponibile non é solo iconografica, ma anche letteraria. Nella Grecia classica i rituali dionisiaci non sempre godevano di una buona reputazione, anche perché erano spesso connessi al mondo dei piccoli contadini, ma tentarono comunque un’ascesa sociale e urbana, che, a partire dall'età di Pisistrato, riuscì loro in buona misura. L'età ellenistica vide definirsi un'ascesa non solo sociale, ma anche politica, della religione di Dioniso, che, a partire da Alessandro Magno, divenne uno degli strumenti dell'ideologia politico-religiosa dei singoli monarchi.
Attorno alla figura di Dioniso si polarizzarono immagini di libertà e di giustizia, immagini che forse influirono in qualche modo anche nell'ideologia dei baccanali. Parallelamente, su suolo ellenistico, diventavano numerosi i club dionisiaci, i quali, però, a differenza dei baccanali, non entrarono mai in conflitto con l'autorità politica, ma anzi furono soprattutto usati come strumento di integrazione dei ceti medi urbani, che di fatto avevano goduto di una certa ascesa sociale.
Per quanto riguarda Roma, il momento differenziante é rappresentato essenzialmente proprio dalla repressione. Quest'ultima a sua volta é da mettere in relazione con la particolare struttura imperialistica che la res publica stava allora assumendo: la repressione dei baccanali é motivata anche dal fatto che il massimo sforzo imperialistico, che allora si andava compiendo verso l'esterno, aveva come contropartita l'accrescimento dei contrasti sociali all'interno, la volontà politica del mantenimento dello status quo e la relativa conservazione del potere politico nelle mani di una oligarchia centralizzata.
E’ nell'ambito di un considerevole sforzo di concentrazione oligarchica che dobbiamo quindi inserire storicamente l'episodio della repressione dei baccanali, preciso sintomo di tutto un grosso travaglio che si stava iniziando proprio in quegli anni.