A questo punto (VII, 88), le residue forze e speranze dei Galli si sciolgono, se così si può dire, come neve al sole: in rotta su tutti i fronti ed inseguiti dalla cavalleria romana, solo la stanchezza dei soldati di Cesare – che avevano combattuto per tutto il giorno – li salva da un massacro che avrebbe reso ancora peggiore e più crudele, se possibile, la già evidente disfatta sul piano strategico: Quod nisi crebris subsidiis ac totius diei labore milites essent defessi, omnes hostium copiae deleri potuissent (VII, 88). I Galli abbandonano le proprie posizioni e persino le proprie fortificazioni per ritirarsi in tutta fretta; tuttavia la cavalleria di Cesare, che si era gettata al loro inseguimento nel cuore della notte riuscì a catturarne o ad ucciderne un numero cospicuo:
Vercassiuellaunus Aruernus uiuus in fuga comprehenditur: signa militaria LXXIV ad Caesarem referuntur: pauci ex tanto numero se incolumes in castra recipiunt. Conspicati ex oppido caedem et fugam suorum desperata salute copias a munitionibus reducunt. Fit protinus hac re audita ex castris Gallorum fuga. Quod nisi crebris subsidiis ac totius diei labore milites essent defessi, omnes hostium copiae deleri potuissent. De media nocte missus equitatus nouissimum agmen consequitur: magnus numerus capitur atque interficitur; reliqui ex fuga in ciuitates discedunt.
Ormai è la fine per i rivoltosi guidati da Vercingetorige : quest’ultimo, con grande coraggio – come del resto Cesare stesso ammette nei suoi Commentarii – convoca l’assemblea dei suoi e ricorda loro che la responsabilità della guerra e quindi del suo esito disastroso per il popolo tutto deve ricadere sulle proprie spalle. Rimette dunque all’assemblea la facoltà di ucciderlo o consegnarlo a Cesare. Cesare, ricevuti gli ambasciatori inviatigli dall’assemblea con queste proposte, intima che gli vengano consegnati Vercingetorige e tutte le armi (VII, 89):
LXXXIX. Postero die Vercingetorix consilio conuocato id bellum se suscepisse non suarum necessitatum, sed communis libertatis causa demonstrat, et quoniam sit fortunae cedendum, ad utramque rem se illis offerre, seu morte sua Romanis satifacere seu uiuum tradere uelint. Mittuntur de his rebus ad Caesarem legati. Iubet arma tradi, principes produci. Ipse in munitione pro castris consedit: eo duces producuntur; Vercingetorix deditur, arma proiciuntur. Reseruatis Haeduis atque Aruernis, si per eos ciuitates reciperare posset, ex reliquis captiuis toto exercitui capita singula praedae nomine distribuit.
Così, con la capitolazione della roccaforte di Alesia a seguito dell’assedio mirabilmente condotto dalle legioni di Cesare, si conclude la vicenda del valoroso e sfortunato Vercingetorige.
Andrea Zoia
J. Peddie, The Roman war machine, Sutton Publishing
J-.P. Martin, A. Chauvot, M. Cébeillac Gervasoni, Histoire Romaine, Armand Colin
Cesare, De bello Gallico, I grandi classici greci e latini, Fabbri editori
Livio, Ab Urbe condita libri, I grandi classici greci e latini, Fabbri editori
Altri testi latini e greci: Biblioteca Aureae Latinitatis; Thesaurus Linguae Grecae
M. Simkins, R.Embleton, The Roman army, from Caesar to Trajan, Osprey Military, Men at arms series (46)
M. Simkins, R.Embleton, The Roman army, from Hadrian to Costantine, Osprey Military, Men at arms series (93)