Antefatti storici

 Statua di Vercingetorige

    Siamo nel 52 a.C., l’anno decisivo per le sorti della campagna di Cesare in Gallia. Osserviamo come si erano sviluppati gli eventi che condussero a quel fatidico anno: nel 60 era stato stipulato in segreto un accordo tra Cesare, Pompeo e Crasso, che, a tutti gli effetti, erano gli uomini più importanti di Roma dopo gli anni convulsi delle guerre civili di Mario e Silla. Due anni prima, nel 62 a.C., Catilina, l’uomo che – criminale o grande riformatore – aveva tentato di sovvertire l’ordinamento dello Stato, era stato prima costretto a fuggire da Roma a causa delle invettive lanciategli da Cicerone in Senato ed infine aveva trovato la morte in battaglia a Pistoia per difendere la sua disperata causa assieme ai suoi seguaci. Nel 59, grazie all’accordo stipulato, i tre triumviri poterono spartirsi le tre province che avrebbero assicurato loro maggiori introiti, prestigio personale, potere e disponibilità di truppe: Cesare, in particolare, ottenne per sé il governo di Gallia Cisalpina, Illirico e Gallia Narbonese (oggi Provenza, allora detta Provincia Romana) per cinque anni.

    Nella primavera del 58, gli Elvezi chiesero a Cesare il permesso di transitare per la Provincia per migrare dalla loro sede, ma quest’ultimo oppose un secco rifiuto (De bello Gallico, libro I): gli Elvezi, allora, con un esercito di circa 200000 uomini, invasero il territorio degli Edui, che chiesero l’aiuto di Cesare: così ebbe inizio la sequenza di eventi che portò alla campagna di Gallia, che si protrasse fino al 51.

    Nel 57, a seguito di una serie di scontri vittoriosi delle truppe romane contro i sempre bellicosi Galli, Cesare poté dichiarare anche la Gallia Transalpina provincia romana. Nel 55, mentre gli scontri con i Galli continuano a susseguirsi numerosi ogni anno, Cesare riceve la riconferma del mandato per la Gallia per i successivi 5 anni. In quell’anno, Cesare fece anche costruire il primo ponte sul Reno diede avvio ad un’operazione militare che portò alla sbarco di truppe romane in Britannia. L’anno seguente, poiché la situazione in Gallia sembrava stabilizzata, Cesare poté ripetere la spedizione in Britannia, scontrandosi poi sul Tamigi contro Cassivellauno. A causa di nuove rivolte dei Galli, che gli costarono la perdita di due legioni massacrate in un’imboscata, Cesare fu costretto a trascorrere l’intero inverno nella regione. Nel 53 il triumviro Crasso è sconfitto ed ucciso nella battaglia di Carre, mentre era impegnato in una sfortunata – ed eccessivamente ambiziosa – campagna militare contro i Parti. Nel 52, a Roma Milone assassina Clodio e, mentre un Cicerone tremante di paura pronuncia la celebre Pro Milone per difendere l’imputato dell’assassinio, Pompeo è nominato console senza collega. Mentre Cesare, sorpreso dall’evolversi dei drammatici eventi che coinvolsero la capitale, si trovava appunto a Roma per vedere come avrebbe reagito il suo collega di triumvirato, Pompeo, i Galli entrarono di nuovo in rivolta, questa volta sotto la guida di Vercingetorige (De b. Gallico VII, 1):

I. Quieta Gallia Caesar, ut constituerat, in Italiam ad conuentus agendos proficiscitur. Ibi cognoscit de P. Clodii caede, de senatusque consulto certior factus ut omnes iuniores Italiane coniurarent delectum tota prouincia habere instituit. Eae res in Galliam transalpinam celeriter perferuntur. Addunt ipsi et adfingunt rumoribus Galli, quod res poscere uidebantur, retineri urbano motu Caesarem neque in tantis dissensionibus ad exercitum uenire posse. Hac inpulsi occasione, qui iam se populi Romani imperio subiectos dolerent, liberius atque audacius de bello consilia inire incipiunt.

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