La tragedia greca esordisce con un prologo, ovvero con una o più scene con lo scopo di esporre la situazione in cui il dramma si sarebbe svolto, prima dell’ingresso del Coro. Al prologo fanno seguito un certo numero di parti, gli episodi, corrispondenti ai nostri “atti”. Gli episodi sono inquadrati nei canti (stasimi) del Coro, il cui primo ingresso si chiama “parodo” e la cui definitiva uscita si dice “esodo”. Il nome “stasimo” deriva dal fatto che il Coro eseguiva la sua performance “restando” nell’orchestra, mentre gli attori uscivano dalla scena per cambiarsi i costumi. Il Coro si componeva di 12 o 15 coreuti. Nelle tragedie di Sofocle il Coro generalmente assiste all’azione e – nonostante un raggio d’azione piuttosto limitato – dà spesso consigli, formula riflessioni e parteggia di solito per il protagonista, traducendo in canti le impressioni che riceve dal dipanarsi degli eventi. Mediante il Corifeo, il Coro viene a volte a partecipare ai dialoghi, proprio come accade nell’Antigone. Mentre lo stile dei dialoghi nella tragedia si avvicina al parlato comune, lo stile del Coro presenta un linguaggio artificioso, spesso di non facile comprensione per le ardite metafore, per i paragoni inconsueti e per le perifrasi audaci.
Nell’Antigone il primo Coro è dedicato al racconto delle vicende di Polinice, in marcia contro Tebe e contro il fratello Eteocle. Nel secondo Coro si trova il celebre passo che esalta le virtù dell’uomo, con l’altrettanto celebre distinzione tra chi rispetta le leggi e chi le infrange, restando per sempre fuori dalla polis. Il terzo Coro è destinato a raccontare maledizioni e disgrazie che si abbattono sulla progenie di Edipo, come un mare che infuria in tempesta. Zeus, al contrario, è esaltato come ordinatore della vita degli uomini. Il quarto Coro è dedicato al tema dell’amore che incanta tutti, uomini e dei. Tale amore, tuttavia, per eccesso può anche portare alla rovina, come puntualmente accadrà nel finale della tragedia. Il quinto Coro, rifacendosi al mito di Danae, ricorda che immenso è il potere del destino. Infine il sesto Coro contiene una invocazione a Bacco perché guarisca la città dal male che la affligge.