Sofocle

 

Antigone

Leggi umane e divine  ( 441 - 496 )

Testo originale

 

Creonte - A te mi rivolgo, a te che rivolgi la testa a terra, affermi o neghi di aver fatto queste azioni?

Antigone - Affermo di averle fatte e non lo nego.

Creonte - Tu dunque vai dove vuoi, libero da una pesante accusa; tu invece, dimmi non per le lunghe ma in breve, sapevi che era stato ordinato di non fare queste cose.

Antigone - Lo sapevo: come potevo (non saperlo)? Infatti era noto a tutti

Creonte - Eppure hai osato oltrepassare queste leggi? 

Antigone - Sì, infatti non è stato Zeus ad ordinarmele, né Dike che vive con gli dei dei morti ha sancito leggi di tal genere tra i mortali, né pensavo che i tuoi ordini avessero tanta forza che tu riuscissi, pur mortale, a superare le leggi non scritte eppure sicure degli dei. Infatti esse non vivono da oggi o da ieri, ma da sempre, e nessuno sa da quando apparvero. Io non potevo, non temendo il pensiero di nessun uomo, scontare una pena davanti agli dei per queste: sapevo infatti che sarei morta (cosa credi?), anche se tu non l’avessi decretato. Se dunque morirò prima del tempo, io dico che questo è un guadagno. Chi, infatti, vive fra molti mali come me, come fa a non ritenerlo un guadagno se muore? Così, per me avere in sorte questa fine non è per nulla un dolore: ma se avessi permesso che il mio fratello morto rimanesse cadavere insepolto, di quello mi sarei afflitta. Di questo, invece, non mi affliggo. Se poi ti sembra che io forse commetta azioni da folle, è probabile che io sia accusata di follia da un folle.

Coro - L’indole della ragazza rivela di essere l’indocile prodotto di un indocile padre: e non sa cedere ai mali.

Creonte - Ma sappi che gli animi eccessivamente duri molto spesso cadono, e potresti vedere il ferro più robusto, cotto nel fuoco per diventare saldissimo, molto facilmente fatto a pezzi e frantumato. So che i cavalli impetuosi vengono domati con un piccolo freno. Non è infatti possibile che chi è schiavo dei vicini sia arrogante. Ella sapeva di commettere un atto di tracotanza, violando le leggi in vigore. Ma se ha commesso quello, questo è il secondo atto di tracotanza, vantarsi di queste cose e ridere dopo averle commesse. Certo non sono io un uomo, è lei un uomo, se questi atti di violenza rimarranno senza punizione per lei. Ma sia pure figlia di mia sorella, sia pure più parente di tutti coloro che nella nostra casa (venerano) Zeus protettore della casa, tuttavia lei e sua sorella non sfuggiranno alla morte più tremenda. Ed infatti la accuso allo stesso modo, dunque, per aver deciso questa sepoltura. E chiamatela: io infatti l’ho vista che smaniava all’interno un momento fa, non più padrona di sé. Il pensiero di coloro che tramano qualcosa di male nell’oscurità di solito viene colto in fallo prima (di compiere il fatto). Sono preso dall’odio anche quando appunto uno, sorpreso a fare il male, vuole poi magnificare il suo gesto

 

Antigone

Il rispetto dei morti ( 497 - 525 )

Testo originale

 

Antigone - Desideri forse farmi qualcosa di peggio che uccidermi, ora che mi hai presa?

Creonte - Proprio no. Se ho questo, sono soddisfatto.

A-Allora cosa aspetti? Nulla mi è gradito, infatti, del tuo discorso, né mai mi potrebbe piacere. Così dunque anche le mie parole sono lontane dal piacerti. Eppure come avrei potuto acquistare fama più gloriosa che dando sepoltura a mio fratello? Tutti costoro direbbero che questa azione piace loro, se la paura non chiudesse loro la bocca. Ma la tirannide ha molti altri vantaggi, e le è possibile compiere e dire ciò che vuole.

Creonte - Solo tu fra tutti i Cadmei la pensi così.

Antigone - Lo pensano anche costoro, ma per te tengono la bocca chiusa.

Creonte - Tu invece non hai rispetto, se la pensi diversamente da costoro?

Antigone - Non è una vergogna venerare i consanguinei.

Creonte - Forse non era un consanguineo anche colui che è morto davanti a lui?

Antigone - Consanguineo nato dalla stessa madre e dallo stesso padre.

Creonte - Come fai allora a rendergli un empio onore?

Antigone - Il morto non ti darà ragione su queste cose.

Creonte - E certo tu gli rendi onori alla stessa stregua dell’empio.

Antigone - Non è morto uno schiavo, ma suo fratello.

Creonte - Ma distruggendo questa terra: l’altro gli si era opposto per questa terra.

Antigone - Ugualmente Ade pretende queste leggi giuste.

Creonte - Ma il buono non deve essere pari al malvagio nel ricevere (onori).

Antigone - Chi sa se sotto terra queste disposizioni sono pure?

Creonte - Mai il nemico, neppure quando è morto, è un amico.

Antigone - Sono nata non per odiare, ma per amare.

Creonte - Allora amali, se devi amarli, dopo essere scesa nel regno dei morti: nessuna donna mi comanderà mentre sono in vita.