Il crollo dell'Occidente

    Le vicende dell'impero d'oriente e di occidente, fino ad ora così strettamente collegate anche nei periodi di suddivisione del potere già intercorsi, si fecero sempre più separate e distanti. Per poterne seguire il diverso evolversi, dunque, esamineremo dapprima il destino dell'ormai decadente e moribondo Occidente, per poi passare all'Oriente. Onorio stette sul trono d'Occidente dal 395 al 423 d.C. ed il suo lungo regno fu in gran parte dovuto all'abilità del suo generale Stilicone, cui Teodosio aveva affidato la custodia di entrambi i giovani figli prima di morire. Stilicone, che guidò gli eserciti di Roma con indubbi successi militari ed alterne fortune personali dal 395 al 408 d.C., anno della sua morte, salvò infatti più volte l'Impero dal collasso e non è forse un caso se - appena a due anni dalla sua morte - Roma cadde vittima del terribile sacco dei Visigoti di Alarico. 

 

Stilicone, l'ultimo generale

    Le gesta di Stilicone furono narrate in metro eroico da Claudio Claudiano, considerato l'ultimo poeta di Roma antica ed il "primo dei moderni", che, se nel Bellum Gothicum descrive le imprese del generale contro i temibili Goti, nel celebre Raptus Proserpinae lascia trasparire nelle figure del mito la lotta delle tenebre e della luce, rappresentativa del clima di progressivo disfacimento e decadenza che aleggiava all'epoca. Il capo dei Visigoti, Alarico, decise improvvisamente di rompere i patti di pace stipulati e di invadere l'impero al comando di un enorme esercito. Dopo essersi impadronito dell'Illiria, venne riconosciuto generale romano d'Illiria dall'imperatore Arcadio, che tentava in tal modo di arginarne l'irruenza e spostarne la zona di influenza verso l'Occidente. Arcadio lo incoraggiò persino a marciare sull'Italia. 

    Nel 402 e nel 403 d.C. in due storiche battaglie presso Pollenzo e Verona, tuttavia, Stilicone riuscì finalmente a fermare i barbari di Alarico ed Onorio, per prudenza, decise di spostare la capitale da Roma a Ravenna, che era ritenuta una fortezza inespugnabile. In quegli stessi anni, Radagaiso ed i suoi Ostrogoti devastavano il Nord Italia, finchè di nuovo un intervento in armi dell'onnipresente Stilicone riuscì a fermarli nel 406 d.C.. Sotto la pressione degli incombenti Unni, una massiccia invasione di Alani, Marcomanni, Quadi, Svevi e Vandali minacciò l'impero e Stilicone dovette comprare a caro prezzo la neutralità di Alarico. Per questo fatto Stilicone fu accusato di tradimento e fatto giustiziare da Onorio nel 408 d.C.. 

 

Il sacco di Roma

    Morto il suo diretto avversario - che in un certo modo aveva imparato a rispettare per il suo valore e la sua correttezza - Alarico ritenne che gli accordi di neutralità non fossero più validi e nel 410 d.C. saccheggiò Roma, mettendola a ferro e fuoco. Alarico morì poco tempo dopo il sacco ed il suo successore Ataulfo nel giro di pochi anni (418 d.C.) si riappropriò delle Gallie e della Spagna. Nel 423 d.C. si spense Onorio, che aveva assistito impotente, dopo la morte di Stilicone, al progressivo disfacimento dell'impero. Gli anni seguenti furono costantemente segnati da invasioni, sconfitte e perdite di ulteriori territori che progressivamente cadevano nelle mani dei barbari. I Vandali di Genserico nel 429 d.C. devastarono l'Africa, mentre in Gallia scoppiava la rivolta dei bacaudae

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