Pirro

UN BUSTO DI PIRRO

    I Romani avevano stabilito con Taranto - accordo di capo Lacinio - di non oltrepassare con la flotta il capo Lacinio, invadendo in tal modo le acque di Taranto. Tuttavia, i Romani nel 282 a.C. per portare aiuto alla propria alleata Turi - minacciata proprio dalla città di Taranto - oltrepassarono in ami il capo Lacinio. Questo gesto scatenò l'ira di Taranto che entrò in guerra con Roma e chiese il supporto di Pirro, il re dell'Epiro destinato a diventare uno dei più celebri - e suo malgrado proverbiale - avversari dei Romani. Nel 280 aC. ad Eraclea e nel 279 a.C. ad Ascoli Satriano Pirro, portando sul campo di battaglia uno strumento da guerra ignoto fino a quel momento ai Romani - gli elefanti - li sconfisse, riportando tuttavia a sua volta gravissime perdite. 

    Pirro passò allora in Sicilia e, rivendicando la sua parentela con il suocero Agatocle, si autoproclamò re dell'isola, che fu però ben presto costretto ad abbandonare a causa dell'ampia resistenza incontrata. Tornato sulla penisola, decise di proseguire le ostilità contro Roma, ma nel 275 a.C. venne sconfitto a Maleventum, che da quel giorno divenne per i Romani Beneventum. Il successo dei Romani si dovette ad una nuova tecnica di combattimento appresa nei precedenti scontri, consistente nel far sì che i legionari, all'arrivo degli elefanti, si sparpagliassero in modo da riuscire a colpirli sui fianchi dove erano vulnerabili. Tornato dunque in Grecia, si dice che Pirro trovò la morte colpito da una tegola scagliatagli dalle mura di Argo durante un assedio. Alla fine della guerra contro Pirro, Taranto divenne socia navalis di Roma.

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