Le riforme dei Gracchi 

I GRACCHI

     Si andava diffondendo nel frattempo il malcontento dei proletari Latini ed Italici: gli Italici volevano per sè il diritto latino, cioè la possibilità di ottenere la cittadinanza romana trasferendosi a Roma; i Latini volevano il diritto romano, ovvero la possibilità di ottenere la cittadinanza romana pur risiedendo fuori da Roma. Tiberio Gracco, tribuno della plebe, nel 133 a.C. fece approvare la lex Agraria, che vietava l'accaparramento di terreno ed al contempo prevedeva la revisione degli appezzamenti già assegnati. I senatori, indispettiti dal provvedimento che li avrebbe fortemente danneggiati, posero il veto alla legge attraverso Marco Ottavio, il collega di Tiberio Gracco.

     Tiberio riuscì però a far deporre Marco Ottavio ed a far approvare la legge. Dopo aver organizzato un triumvirato composto da lui stesso, Gaio ed Appio Claudio, venne tuttavia assassinato nel 132 a.C. da Scipione Nasica. Alla sua morte, Gaio Gracco fra il 123 ed il 122 a.C. ripropose il progetto di Tiberio: la lex agraria, la lex frumentaria a favore delle distribuzioni di grano, dei provvedimenti a favore dei militari, la lex iudiciaria, che prevedeva che la competenza dei processi per corruzione passasse dai senatori ai cavalieri, la creazione di tre nuove colonie (Iunonia) a Cartagine, la concessione della cittadinanza romana ai Latini e del diritto latino agli Italici. Il suo progetto di riforma, tuttavia, finì per scontentare un po' tutti. 

    Il senato, allarmato dal progetto di Gaio Gracco, ricorse al suo collega Livio Druso, che, riuscendo a far approvare leggi ancora più democratiche, sminuì fortemente l ruolo svolto dai Gracchi e dal loro partito. I Gracchi, per rivalsa, organizzarono delle bande armate ed il senato ebbe buon gioco nel proclamare lo stato d'assedio: i graccani furono ben presto massacrati. Gaio, visto il fallimento del suo progetto, si fece uccidere da uno schiavo. Fra il 103 ed il 100 a.C. Apuleio Saturnino e Glaucia tentarono nuovamente di portare a compimento il progetto di Gaio Gracco, ma furono eliminati. Infine Livio Druso il giovane nel 91 a.C., al chiaro scopo di acquisire potere personale, resuscitò il progetto di riforma dei Gracchi, ma, non riuscendo a soddisfare nessuno, venne anch'egli eliminato.

     In quegli stessi anni, oltre ai problemi che la tormentavano dall'interno, Roma dovette anche affrontare le due guerre servili: la prima, durata dal 139 al 135 a.C. fu scatenata in Sicilia dal ribelle Eunus e fu seguita da una repressione spietata da parte dei romani, che giunsero a far crocefiggere gli schiavi ed i ribelli. La seconda, durata dal 104 al 101 a.C., si propagò di nuovo in Sicilia e fu domata ancora dall'esercito.

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