La nascita del Diritto a Roma

    Si impose presto la necessità di disporre di un codice di leggi scritte e a tale scopo nel 451 a.C. tutte le magistrature ordinarie furono sospese e venne istituito un decemvirato legibus faciundis. Per l'anno seguente di nuovo venne eletto un secondo decemvirato per completare il lavoro iniziato, questa volta con la presidenza di Appio Claudio, patrizio, che cercò di dare alle leggi un'impronta decisamente antiplebea. Alla fine del 450 a.C. i decemviri tentarono un colpo di stato, ma furono travolti dalla furia popolare, che provvide a ripristinare le precedenti magistrature. Dal 449 a.C. Roma dispose di un codice di leggi scritte uguali per tutti. 


    Nel 471 a.C. vennero istituiti i comizi tributi, che avevano il compito di eleggere i magistrati minori. La popolazione era suddivisa in 5 classi, basate sul censo, e 193 centurie. Il voto avveniva per centurie. Ai censori spettava il compito di tener conto dei patrimoni - ed in base a questi controlli si stabiliva l'appartenenza ad una classe - e di vegliare sulla moralità. 


    A partire dal 445 a.C., una serie di leggi andò ad agevolare la posizione ed il ruolo della plebs romana: nel 445 a.C. la lex Canuleia abolì il divieto di matrimonio tra patrizi e plebei; nel 444 a.C. venne istituita la carica di tribuno militare, resa accessibile anche ai plebei; nel 421 a.C. anche la questura venne aperta alla plebe; nel 367 a.C. le leggi Licinie-Sestie stabilirono che uno dei due consoli potesse essere un plebeo e che nessuno potesse possedere più di 500 iugeri di terreno. Nel 339 a.C. vennero approvati e legalmente riconosciuti i concilia plebis tributa, che avevano il potere di emanare i plebisciti. Nel 287 a.C. la lex Ortensia stabilì che i plebisciti, che erano disposizioni vincolanti per lo stato, fossero effettivi anche prescindendo dall'approvazione da parte del Senato. Nel 172 a.C., infine, per la prima volta entrambi i consoli eletti erano plebei.

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