LE ROVINE DI CARTAGINE
A Roma, intanto, si erano formate due linee di pensiero, una - guidata da Scipione Nasica - sosteneva che Cartagine dovesse continuare ad esistere per ricordare che il nemico non era morto e cementare l'unione dei Romani; la seconda - guidata da Catone il Censore che aveva fatto di "Carthago delenda" una sorta di motto - incitava alla distruzione di Cartagine prima che potesse risorgere e minacciare di nuovo Roma. Quest'ultima fu la tendenza vincente che finì per prevalere.
Roma aveva lasciato Massinissa, re di Numidia, libero di riappropriarsi dei territori occupati da Cartagine e che un tempo gli erano appartenuti. Cartagine non potè sopportare a lungo quelli che riteneva soprusi e gli dichiarò guerra: questo fatto, naturalmente, costituiva una violazione del trattato di pace siglato nel 201 a.C. e Roma ne approfittò per stroncare Cartagine. I Cartaginesi non accettarono la condizione imposta da Roma di ricostruire la propria città a 10 miglia dal mare, così dovettero subire l'assedio dei Romani per tre anni - evento che passò alla storia come terza guerra punica - dal 149 al 146 a.C.. Alla capitolazione della città, Scipione Emiliano la rase al suolo ( 146 a.C. ): i territori che le erano appartenuti divennero provincia romana d'Africa.
I Romani nel 197 a.C. provvidero a suddividere la Spagna, che avevano ottenuto come bottino di guerra dopo la seconda guerra punica, in Citerior ed Ulterior e la sottoposero ad uno sfruttamento molto intenso. Mal sopportando il governo romano della regione, Lusitani e Celtiberi entrarono in rivolta. L'uccisione a Tradimento di Viriato, capo dei Lusitani, nel 139 a.C. pose fine alla loro rivolta.
Nel 133 a.C., infine, la presa della roccaforte di Numanzia da parte di Scipione Emiliano pose fine anche alla rivolta dei Celtiberi. Nel 130 a.C. Attalo III, re di Pergamo, lasciò in eredità il suo regno ai Romani, che tuttavia dovettero prima sedare la rivolta della cosiddetta "società degli eguali" capeggiata dal ribelle Aristonico. Domata la rivolta, Roma entrò in possesso del regno e nel 129 a.c. lo riorganizzò come provincia d'Asia.