La famosa statua in porfido egiziano che, incastonata
nella Porta della Carta in S. Marco a Venezia, raffigura i quattro tetrarchi
La restaurazione dei culti propri della più antica tradizione romana, di cui immediatamente Diocleziano si fece portatore, ripristinando la venerazione di “Iuppiter Conservator Augusti”, noto anche come Giove Ottimo Massimo, mise nuovamente in serio pericolo la tranquillità dei Cristiani, ma furono necessari più di dieci anni perché emergessero le prime avvisaglie della nuova persecuzione.
Due sono le ipotesi formulate sull’improvviso cambiamento che intorno al 295 provocò un cambiamento di politica tale da avere pesantissime conseguenze sul rapporto con i Cristiani : la prima, che ora si tende a scartare, sostiene che Diocleziano ebbe in simpatia i Cristiani all’inizio del suo impero e che poi mutò atteggiamento per l’influsso di Galerio. La seconda e più probabile, invece, afferma che Diocleziano ritenne sempre pericolosi anche sul piano politico i Cristiani, ma temendo allo stesso tempo i possibili effetti negativi di una persecuzione, a differenza di Galerio che non si faceva scrupoli, la rimandò per dieci anni.
Sotto Gallieno i Cristiani erano entrati a far parte di diritto della classe dirigente dello stato romano, incoraggiati dalla stessa autorità imperiale : appare chiaro, dunque, che le prima vittime delle persecuzioni di Diocleziano furono proprio quelli che rivestivano cariche pubbliche o gli stessi soldati della guardia palatina.
Le cause del manifestarsi della prima persecuzione sono molteplici : gran parte degli storici coglie la causa scatenante nella sconfitta subita da Galerio da parte di Narsete nel 297. Lattanzio testimonia che gli aruspici, consultati dopo la sconfitta per conoscere la volontà degli dei, accusavano i Cristiani di impedire il manifestarsi dei responsi divini. Diocleziano - racconta Lattanzio - si infuriò moltissimo ed obbligò tutti i palatini e tutti i soldati a compiere sacrifici : chi non avesse obbedito sarebbe stato espulso dall’esercito. E’ interessante notare che gli aruspici, legati “naturaliter” al tradizionalismo pagano che l’imperatore si riprometteva di restaurare nella sua forma più intransigente, probabilmente rivolsero accuse ai Cristiani per compiacere Diocleziano. Questa fu la prima persecuzione.
In quegli stessi anni (intorno al 297) Diocleziano emanò un editto anche contro i Manichei, accusati, come i Cristiani, di soppiantare con la loro nova religio la vetus religio, che, proprio per la forma mentis degli antichi, risultava indubbiamente più valida e più vera proprio perché più antica : ogni forma di novità suonava come un tentativo di eversione e come tale doveva essere stroncata.
Questo primo editto non ci è stato conservato, ma possiamo ricostruire che probabilmente si riferiva a “tutti i palatini, Cristiani compresi”, in riferimento al fatto che questi ultimi erano stati esentati dai sacrifici durante l’impero di Gallieno, per problemi di “incompatibilità”. Tra gli anni 297 e 303, i Cristiani vissero in un periodo di incertezza, durante il quale il primo editto di Diocleziano ebbe un’applicazione blanda in tutto l’impero.