Gli Antonini: premesse

               

        Nerva                                  Traiano

Fu Nerva nel 96 ad inaugurare quello che venne definito “l’impero degli Antonini”, che arrecò allo stato romano un periodo di prosperità e benessere garantiti da una provvisoria pace, che venne interrotta solo dalle conquiste espansionistiche di Traiano, che portò l’imperium alla sua massima estensione.

Durante questo periodo lo Stoicismo divenne quasi  filosofia ufficiale dell’impero, trovando il suo culmine nell’imperatore stoico Marco Aurelio : parallelamente al suo diffondersi, lo stoicismo subisce un progressivo distacco dal Cristianesimo, cui era stato per diversi aspetti accomunato durante il secolo precedente, soprattutto per quanto riguardava le problematiche etiche. Il fatto che segnò questa definitiva rottura fu il divenire pratica comune la designazione di Dominus per l’imperatore : gli Stoici, venendo meno ai loro propositi iniziali, accettarono senza problemi questo fatto, che invece suscitava le più alte ire ed il disprezzo dei Cristiani, che si rifiutarono sempre di accettare, benché ne riconoscessero l’autorità, la divinizzazione del princeps.

Negli stessi anni si intensificarono le incursioni e le pressioni dei barbari ai confini e - fatto sconvolgente per i Romani - perfino in Italia, dove giunsero fino ad Aquileia : era dai tempi di Mario che una popolazione barbarica non metteva più piede sul suolo italiano.

Come sempre accadeva, i fatti prodigiosi, le dicerie e i resoconti di catastrofi e di sconfitte, sempre connessi al panico popolare che si diffondeva all’arrivo di questi invasori, non facevano che fomentare l’ostilità nei confronti dei Cristiani, che vennero sempre più spesso accusati, come comodo capro espiatorio, di suscitare le ostilità degli dei pagani.

Si aggiungeva l’accusa di rompere la pax deorum con il loro ateismo e si moltiplicano gli scrittori che rinfacciano loro  (come Tacito, Plinio e Svetonio)  la superstitio prava, immodica, nova et malefica, di cui abbiamo già accennato. Non è solo il popolino ad essere attratto da queste dicerie, ma anche intellettuali di spicco come Frontone riscoprono ed amplificano i flagitia dei Cristiani.

L’imperatore Nerva (96-98) fece cessare immediatamente la persecuzione di Domiziano e fece porre il veto alle accuse di ateismo e costumi giudaici (Dione Cassio 68,1), suscitando le fortissime proteste proprio del console Frontone che giunse ad affermare che se era male un potere troppo costrittivo, peggio era un impero che lasciasse troppo fare. 

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