Polibio

 

 

    Fu lo storico greco Polibio a porre per primo il problema dell’imperialismo romano, divenuto centrale dalla prima metà del II secolo in seguito alla rapida espansione che seguì la vittoria su Cartagine. Polibio nacque a Megalopoli, in Arcadia, fra il 205 e il 203 a.C. da una famiglia che vantava insigni tradizioni politiche. Suo padre Licorta, uno dei capi della Lega achea, diede al figlio un’adeguata educazione e lo avviò giovanissimo all’attività politica; in essa il futuro storico accumulò profonda esperienza, accompagnata da vivo interesse per le questioni strategiche e per la tattica militare. In questo periodo, la Lega achea stava portando avanti un lavoro di mediazione con la sempre crescente potenza di Roma: al suo interno si erano formati due partiti, uno decisamente filoromano, e uno - a cui aderiva Polibio - più prudente ed in attesa che la conclusione delle ostilità fra Roma e la Macedonia evidenziasse chiaramente il futuro delle poleis greche. Nel 169 a.C. fu nominato ipparco della Lega achea. Dopo un anno, Lucio Emilio Paolo a Pidna stroncò definitivamente la potenza macedone, e Polibio fu portato come ostaggio a Roma, perché il partito filoromano – che ebbe il sopravvento - si liberò dei suoi avversari, denunciandoli al vincitore con l’accusa di ostilità contro Roma. Lo scrittore fu introdotto nella famiglia degli Scipioni, dove strinse amicizia col diciottenne Scipione l'Emiliano. Grazie agli Scipioni Polibio ebbe modo di inserirsi facilmente nella migliore società romana e di stringere saldi legami di amicizia con i maggiori uomini politici e con gli esponenti della cultura. Quando, nel 150 a.C., gli ostaggi superstiti ebbero facoltà di ritornare in patria dopo diciassette anni di esilio, Polibio tornò in Grecia, ma ne ripartì quasi subito, preferendo essere al fianco di Scipione in vari viaggi. In uno di essi, di ritorno dalla Spagna, lo storico volle ripercorrere lo stesso cammino di Annibale attraverso le Alpi; inoltre seguì il suo illustre protettore ed amico anche in alcune campagne militari. Infatti, nel 149 a.C. durante le operazioni della terza guerra punica, ebbe modo di compiere un viaggio per mare da Cadice fino all’Oceano e nel 146 fu presente alla distruzione di Cartagine. Quello stesso anno, Polibio ebbe il dolore di dover assistere all’ultima sollevazione del popolo ellenico contro i Romani ed alla sanguinosa repressione che ne seguì, culminata con la distruzione di Corinto; tuttavia, grazie alle sue influenti amicizie, poté almeno intervenire per mitigare le condizioni di pace, guadagnandosi la riconoscenza dei suoi connazionali. Nel 133 a.C. accompagnò nuovamente Scipione nella campagna militare contro Numanzia; di là tornò poi in Grecia, continuando tuttavia a seguire le vicende della politica romana, che andavano facendosi più intricate e difficili, a causa dell’inizio delle guerre civili, fomentate dai Gracchi. In Grecia lo raggiunse anche, nel 129 a.C., la notizia della fine violenta e misteriosa dell’amico Scipione, al quale Polibio sopravvisse di pochi anni, morendo per le conseguenze di una caduta da cavallo, nel 124 a.C. o, secondo altre fonti, nel 118.