Demostene nacque ad Atene nel 384 a.C. da una famiglia ricca per la proprietà di alcune fabbriche di armi, oltre che per beni immobiliari. Rimasto tuttavia orfano all’età di sette anni, lui e l’unica sorella più piccola furono affidati ai nipoti del padre Afobo e Demofonte ed all'amico Terippide, poichè a questi ultimi il padre aveva affidato il compito di amministrare il proprio patrimonio, uno dei più cospicui di Atene, e di esercitare la tutela sui figli. Raggiunta la maggiore età, Demostene ricevette in eredità la casa, gli schiavi e la somma di trenta mine, come unico residuo dei beni paterni. Egli, allora, decise di citare in giudizio i suoi tutori, dedicandosi con intensità davvero notevole al processo. Di tale dibattimento, estremamente lungo, ci sono giunte cinque orazioni, non tutte tuttavia attribuibili con certezza a Demostene. La prima è l’accusa Contro Afobo, del 363 a.C., che, insieme alla breve replica ( Contro Afobo II ), rappresenta la più antica testimonianza dell’attività oratoria di Demostene. La complessa vertenza legale continuò con altre tre orazioni, Contro Afobo per Fano, e i due discorsi Contro Onetore. Alla conclusione del processo Demostene decise di intraprendere la professione di logografo: si può dunque supporre che il nostro oratore non fosse riuscito a recuperare il suo patrimonio. Della sua attività logografica ci restano, oltre a quelle già citate, un corpo di 28 orazioni, parecchie delle quali, ancora una volta, presentano però attribuzione incerta. La fama conquistata con la logografia fece sì che Demostene potesse passare ben presto all’attività di oratore politico, che esercitò dal 355 al 330 a.C., come capo indiscusso del partito antimacedone e convinto assertore del primato politico ateniese nell’Ellade. Proprio a causa della sua ostilità contro Filippo si originò la violenta polemica fra lui ed Eschine, che si concluse con la sconfitta e l’esilio di quest’ultimo. Tuttavia anche Demostene dovette abbandonare Atene poco tempo dopo, in conseguenza dello scandalo di Arpalo; ma vi rientrò da trionfatore nel 323, dopo la prematura scomparsa di Alessandro, riprendendo il suo ruolo nell’opposizione armata contro la Macedonia. Ma l’intervento di Antipatro e di Cratero ebbe ben presto ragione della rivolta: le rappresaglie costarono la vita anche ad Iperide. Demostene tentò la fuga nell’isola di Calauria, presso Trezene, e per non farsi catturare vivo si suicidò col veleno nel tempio di Posidone, nell’autunno del 322 a.C.