Atto IV, SCENA SECONDA
VV. 577 e seguenti
SOSTRATA, PANFILO, LACHETE
SOSTRATA
So cosa sospetti,o figlio mio: che tua moglie se ne sia andata da qui per colpa del mio carattere, anche se cerchi di non farmelo capire. Ma gli dèi mi assistano e io possa ottenere da te quello che ho in cuore, come è vero che per quel che ne so io non mi sono mai atteggiata in modo tale da meritarmi il suo risentimento . Ho sempre saputo che mi vuoi bene, e adesso me ne hai dato la certezza. Poco fa in casa tuo padre mi ha raccontato di come hai preferito me a tua moglie. Ma adesso voglio ricambiare il tuo amore, e farti capire che il rispetto filiale ha il suo premio nel mio cuore. Panfilo mio, credo che questo sia meglio per voi e per il mio buon nome: io me ne andrò in campagna con tuo padre - ormai è deciso - perché la mia presenza non sia d'ostacolo e non
ci sia più alcun motivo perché la tua Filomena non possa tornare da te.
PANFILO Ma senti, cosa ti viene in mente ? Vorresti forse sottostare alle follie di quella lì, e andar via dalla città per abitare in campagna? Ma non farlo! lo non permetterò,
mamma, che chi ha voglia di parlar male di noi possa dire che lo fai per la mia
cocciutaggine, e non per la tua bontà. E poi non voglio che per causa mia tu rinunci alle tue amiche, alle tue parenti, alle feste .
SOSTRATA Oramai queste cose non mi danno più piacere. Finché ero ancora giovane, me la sono
spassata abbastanza, ma ora sono stufa di questi divertimenti. Ora la mia vera preoccupazione è che la mia vecchiaia non dia fastidio a nessuno, e che nessuno aspetti in grazia la mia morte. Qui mi accorgo di essere odiata, anche se a torto: ed è ora che mi metta in disparte . E la cosa migliore che io
possa fare,io credo, per smetterla con tutte queste storie: io mi libererò dai sospetti, e a loro avrò fatto
un piacere.Permettimi di sottrarmi alla brutta opinione che generalmente si ha delle donne.
PANFILO Come sarei fortunato davvero, con una madre come questa, e una moglie come la mia, se non ci fosse questa sola
questione!
SOSTRATA Ti prego, Panfilo, non saprai adattarti a sopportare questo solo Piccolo
problema . Se tutto va come vuoi, figlio, fammi questo favore, riprendi tua moglie!
PANFILO : povero me !
Testo originale
II. SOSTRATA PAMPHILVS (LACHES)
SO.
Non clam me est, gnate mi, tibi me esse suspectam, uxorem tuam
propter meos mores hinc abisse, etsi ea dissimulas sedulo.
Verum ita me di ament itaque optingant ex te quae exoptem mihi ut
numquam sciens commerui merito ut caperet odium illam mei.
Teque ante quod me amare rebar, ei rei firmasti fidem;
nam mi intu' tuo' pater narrauit modo quo pacto me habueris
praepositam amori tuo: nunc tibi me certumst contra gratiam
referre ut apud me praemium esse positum pietati scias.
Mi Pamphile, hoc et uobis et meae commodum famae arbitror:
ego rus abituram hinc cum tuo me esse certo decreui patre,
ne mea praesentia obstet neu causa ulla restet relicua
quin tua Philumena ad te redeat. PA. Quaeso quid istuc consilist?
Illius stultitia uicta ex urbe tu rus habitatum migres?
Haud facies, neque sinam ut qui nobis, mater, male dictum uelit,
mea pertinacia esse dicat factum, haud tua modestia.
Tum tuas amicas te et cognatas deserere et festos dies
mea causa nolo. SO. Nil pol iam istaec mihi res uoluptatis ferunt
dum aetati' tempu' tulit, perfuncta sati' sum: satias iam tenet
studiorum istorum. Haec mihi nunc curast maxuma ut nequoi mea
longinquitas aetatis obstet mortemue exspectet meam.
Hic uideo me esse inuisam inmerito: tempust me concedere.
Sic optume, ut ego opinor, omnis causas praecidam omnibus:
et me hac suspicione exsoluam et illis morem gessero.
Sine me obsecro hoc effugere uolgu' quod male audit mulierum.
PA. Quam fortunatu' ceteris sum rebus, absque una hac foret,
hanc matrem habens talem, illam autem uxorem! SO. Obsecro, mi Pamphile,
non tute incommodam rem, ut quaeque est, in animum induces pati?
non tute incommodam rem, ut quaeque est, in animum induces pati?
Si cetera ita sunt ut uis itaque uti esse ego illa existumo,
mi gnate, da ueniam hanc mihi, redduc illam. PA. Vae misero mihi!