Liber XIII, 45
Sabina Poppea
Quell’anno ebbe inizio una spudoratezza di grandi sventure per lo Stato non di minor conto. Si trovava in città Sabina Poppea, figlia di Tito Ollio - ma aveva assunto il nome del nonno materno, alla memoria illustre di Poppeo Sabino, illustre per l’onore del consolato e del trionfo; infatti l’amicizia di Elio Seiano mandò in rovina Ollio, che non aveva ancora ricoperto cariche pubbliche. Questa donna ebbe ogni altra qualità eccetto che un animo onesto. Infatti sua madre, che aveva superato in bellezza tutte le donne del suo tempo, le aveva trasmesso il buon nome ed allo stesso tempo la bellezza; i mezzi equivalevano la rinomanza di stirpe. Aveva un tono affabile ed un’intelligenza affatto limitata. Ostentava sobrietà di modi e si prestava a licenziosità. Raramente si mostrava in pubblico, e dopo essersi per giunta velata una parte del volto, per non saziare la vista, o perché così le si addiceva. Non si curò mai della sua reputazione, dal momento che non faceva distinzione fra mariti ed adulteri; e non sentendosi mai legata al suo o all’altrui affetto, laddove fosse apparsa un’utilità, là indirizzava la sua passione. Dunque Otone riuscì a sedurla, benchè vivesse sposata con Rufro Crispino, cavaliere romano dal quale aveva avuto un figlio, grazie al suo ardore giovanile, allo sfarzo in cui viveva e poiché era considerato essere amico intimo di Nerone: e non si aspettò di far seguire il matrimonio all’adulterio.
Testo originale
XLV. Non minus insignis eo anno impudicitia magnorum rei publicae malorum
initium fecit. Erat in ciuitate Sabina Poppaea, T. Ollio patre genita, sed nomen aui materni sumpserat, inlustri memoria Poppaei Sabini, consulari et
triumphali decore praefulgentis; nam Olium honoribus nondum functum amicitia Seiani peruertit. Huic mulieri cuncta alia fuere praeter honestum
animum. Quippe mater eius, aetatis suae feminas pulchritudine supergressa, gloriam pariter et formam dederat; opes claritudini generis
sufficiebant. Sermo comis nec absurdum ingenium: modestiam praeferre et lasciuia
uti. Rarus in publicum egressus, idque uelata parte oris, ne satiaret aspectum, uel quia sic decebat. Famae numquam pepercit, maritos et adulteros non
distinguens; neque adfectui suo aut alieno obnoxia, unde utilitas ostenderetur, illuc libidinem transferebat. Igitur agentem eam in
matrimonio Rufri Crispini equitis Romani, ex quo filium genuerat, Otho pellexit iuuenta ac luxu et quia flagrantissimus in amicitia Neronis
habebatur: nec mora quin adulterio matrimonium iungeretur.