Liber IV, 6
L'amministrazione dell'impero
Penso che sarebbe pertinente passare in rassegna anche in che modo a quell'epoca venivano condotte le altre parti dell'amministrazione statale, poiché fu quello l'anno che portò per Tiberio l'inizio del cambiamento in peggio del governo. Infatti in precedenza gli affari più importanti fra quelli privati e quelli pubblici venivano condotti alla presenza dei senatori, veniva concesso di discutere ai cittadini più influenti e provvedeva egli stesso a tenere a freno coloro che scivolavano nell'adulazione; assegnava inoltre le cariche osservando la nobiltà degli antenati, il valore delle imprese militari e le illustri arti condotte in pace, tanto che era abbastanza evidente che altri non avrebbero potuto essere più adeguati. I consoli conservavano ancora le loro prerogative formali, e così pure i senatori; anche i magistrati minori potevano esercitare il loro potere; le leggi, se si vuole far eccezione per quella di lesa maestà, erano ben applicate. D'altra parte tributi in frumento ed imposte indirette ed ogni altra pubblica entrata erano amministrate da società di cavalieri romani. Cesare affidava il suo patrimonio alle persone più degne, anche ad alcuni ignoti, in base alla reputazione e, una volta assunti in carica, venivano tenuti senza limiti di tempo , tanto che alcuni diventavano vecchi svolgendo sempre la medesima mansione. La plebe era travagliata da una pesante carestia, ma in essa non v'era alcuna responsabilità da parte dell'imperatore, che anzi cercò di far fronte all'aridità delle terre ed alle difficoltà della navigazione con quanto impegno e profusione di mezzi poteva. E si impegnava affinché le province non fossero sconvolte dalle nuove tasse e tollerassero quelle vecchie senza dover subire l'avidità o la crudeltà dei magistrati: erano del tutto assenti punizioni corporali e confische di beni . Erano pochi in tutta Italia i terreni di proprietà di Cesare, pochi i servi e la sua casa amministrata da un numero esiguo di liberti ; e, se capitava l'occasione di venire a processo con privati cittadini, esistevano i tribunali ed il diritto.
Testo originale
VI. Congruens crediderim recensere ceteras quoque rei publicae partis, quibus modis ad eam diem habitae sint, quoniam Tiberio mutati in deterius principatus initium ille annus attulit. Iam primum publica negotia et priuatorum maxima apud patres tractabantur, dabaturque primoribus disserere et in adulationem lapsos cohibebat ipse; mandabatque honores, nobilitatem maiorum, claritudinem militiae, inlustris domi artes spectando, ut satis constaret non alios potiores fuisse. Sua consulibus, sua praetoribus species; minorum quoque magistratuum exercita potestas; legesque, si maiestatis quaestio eximeretur, bono in usu. At frumenta et pecuniae uectigales, cetera publicorum fructuum societatibus equitum Romanorum agitabantur. Res suas Caesar spectatissimo cuique, quibusdam ignotis ex fama mandabat, semelque adsumpti tenebantur prorsus sine modo, cum plerique isdem negotiis insenescerent. Plebes acri quidem annona fatigabatur, sed nulla in eo culpa ex principe: quin infecunditati terrarum aut asperis maris obuiam iit, quantum impendio diligentiaque poterat. Et ne prouinciae nouis oneribus turbarentur utque uetera sine auaritia aut crudelitate magistratuum tolerarent prouidebat: corporum uerbera ademptiones bonorum aberant. Rari per Italiam Caesaris agri, modesta seruitia, intra paucos libertos domus; ac si quando cum priuatis disceptaret, forum et ius.