Il fondamento della democrazia ( Aristotele, Politica, 1317 a 40 - b 13 )
Fundamentum democraticae republicae libertas ( hoc enim dicere soliti, libertate se uti hac vero una republica: dicunt enim omnem hoc sibi propositum democratiam habere ). Primum autem democratiae vicissim imperare et imperari. Et enim iustum est, democraticum et aequale habere pro numero sed haud pro virtute, et cum hoc sit modo iustum, multitudinem necesse potestatem habere, et quidquid plerisque placeat, hoc et finem et hoc et iustum. Dicunt enim idem cuique civium necesse, ut in democratiis magis imperii hi habeant qui sine opibus sunt quam qui multa habent; plures enim sunt, cum quod pluribus visum sit potestatem habere decretum sit. Primum vero hoc libertatis signum, quod omnes democratici modum reipublicae suae putant; deinde vivere ut quisque vult: hoc enim finem democratiae esse dicunt, siquidem servi sit vivere haud ut vult.
Il fondamento dell’ordinamento democratico è la libertà ( questo infatti usiamo dire, che la sola forma di governo è godere della libertà: dicono infatti che ogni democrazia abbia questo proposito ). Il primo fondamento della democrazia, poi, è comandare ed essere comandati alternativamente. Ed infatti è giusto, democratico ed egualitario considerare non in base al valore ma al numero, e, se questo è giusto, è necessario che il popolo abbia il potere e, ciò che soddisfi la maggioranza sia anche il giusto ed il fine. Dicono infatti che è necessario che ciascun cittadino possegga il medesimo potere, cosicché in democrazia abbiano più potere coloro che sono senza mezzi di coloro che ne hanno molti; infatti sono di più, perché si è deciso che abbia valore ciò che è parso meglio alla maggioranza. Questa è la prima dimostrazione della libertà, che tutti i sostenitori della democrazia ritengono tratto caratteristico della loro forma di governo; in secondo luogo poter vivere come ciascuno desidera: questo dicono che sia il compito della democrazia, benchè allo schiavo non sia concesso di vivere come desidera.
Potere al popolo ( Aristotele, Politica 1290 a 30 – 1290 b 3 )
Non quidem democratiam habere necesse est - ut nunc quidam solent - hoc simpliciter, cum multitudo potestatem habeat ( in paucorum enim dominatibus et ubique plerumque pars eam habet ) neque dominatus paucorum cum pauci domini reipublicae sint. Si enim omnes cives mille et trecenti essent, ex iis vero mille divites neque cum trecentis potestatem impertirentur, qui pauperes sed liberi sint atque cetera similes, nemo hos populi imperio servire diceret; similiter, vero, neque si pauperes pauci essent, meliores autem quam divites plurimi, nemo hoc paucorum dominatus salutaret, si cum aliis plurimis honores non partirentur. Magis enim necesse dicere democratiam esse cum liberi potestatem habeant, paucorum quidem dominatum cum divites. Sed accidit ut plures sint pauci: plures enim liberi, pauci vero divites.
Certamente non è necessario – come ora alcuni sono soliti – che la democrazia goda di questa sola caratteristica semplicemente, che il popolo abbia il potere ( infatti nelle oligarchie ed in ogni altra forma di governo per lo più una parte ne possiede ), né si può parlare di oligarchia quando sono in pochi a possedere il potere. Se infatti i cittadini fossero in totale mille e trecento, ma di questi mille fossero ricchi e non spartissero il potere con i trecento, che fossero poveri ma liberi e per ogni altro verso simili, nessuno avrebbe il coraggio di affermare che costoro seguano una forma di potere popolare; allo stesso modo, tuttavia, nemmeno se i poveri fossero pochi, ma migliori dei moltissimi ricchi, nessuno direbbe che questa sia una forma di oligarchia, se non spartissero le cariche con gli altri che sono in grande numero. Piuttosto è necessario dire che c’è democrazia quando i liberi abbiano il potere, ed oligarchia quando siano i ricchi a possederlo. Ma accade che i molti siano pochi: tanti, infatti, sono i cittadini liberi, ma pochi quelli ricchi.