L'arrivo del cinghiale ( Storie, I, 36 )
I, 36. Questi [Adrasto] dunque prese a vivere presso Creso, e proprio in quel tempo apparve sull’Olimpo di Misia un grosso cinghiale. Partendo da questa montagna, esso devastava i campi dei Misi, e spesso i misi, usciti all’attacco, non riuscirono a fargli alcun male e ne subirono invece da parte sua. Alla fine, alcuni messi dei Misi, giunti da Creso, gli dissero: “Re, un enorme cinghiale è comparso nella nostra regione, e ci devasta i campi. Vogliamo catturarlo, ma non siamo capaci. Ora ti preghiamo di inviare con noi tuo figlio, ragazzi scelti e cani, per poterlo scacciare dalla regione”. Essi dunque chiedevano così, ma Creso, che si ricordava del sogno, rispose loro nel modo seguente: “Non menzionate più mio figlio, non lo manderei con voi: è fresco sposo e queste sono ora le sue preoccupazioni. Manderò invece con voi le truppe scelte dei Lidi e l’intero serraglio dei cani da caccia, e comanderò a quanti andranno di impegnarsi il più possibile perché facciate fuggire la belva dalla regione.
Creso cede al figlio ( Storie, I, 40 )
I, 40. Creso rispose: “Figlio, mi hai sconfitto rivelandomi il tuo parere sul sogno: sconfitto, cambio opinione e ti concedo di partire per andare a caccia”.
Creso chiede ad Adrasto di accompagnare il figlio ( Storie, I, 41 )
I, 41. Dette queste parole, Creso manda a chiamare il Frigio Adrasto, e – quando giunse – gli parlò così: “Adrasto, io ti ho purificato dopo che fosti colpito da un’immane sventura – che non ti rimprovero – e, dopo averti accolto nella mia casa, ti ospito, coprendo ogni spesa. Ora dunque, poiché sono stato io il primo ad aver compiuto una buona azione nei tuoi confronti, tocca a te ricambiare: ti prego di proteggere mio figlio che parte per la caccia, che non vi si presentino malvagi briganti per strada, con cattive intenzioni. Inoltre anche per te è opportuno che tu vada dove possa raccogliere gloria con le tue azioni: per te è una tradizione che deriva dagli avi e non ti manca sicuramente la forza.
Adrasto, disperato, si uccide ( Storie, I, 45 )
I, 45. Successivamente giunsero i Lidi, recando il cadavere, e dietro li seguiva l’uccisore. Costui, collocatosi di fronte al morto, si consegnò a Creso tendendo le mani, invitandolo ad immolarlo in onore del morto, menzionando la sua precedente sventura ed il fatto che, dopo aver ucciso in seguito a questa chi l’aveva purificato, non gli era più consentito vivere. Creso, udite queste parole, ebbe pietà di Adrasto, pur essendo in un così grave lutto personale, e gli disse: “Ospite, da te ho avuto piena soddisfazione, dal momento che tu stesso hai pronunciato una condanna a morte nei tuoi confronti. Ma per me non sei tu il colpevole di questa disgrazia, se non che la realizzasti contro la tua volontà, ma qualcuno degli dei, che già da tempo mi aveva preannunciato quello che si sarebbe realizzato”. Come era costume, Creso dunque seppellì il proprio figlio. Allora Adrasto, figlio di Gordio figlio di Mida, che aveva ucciso suo fratello e poi il suo purificatore, appena attorno al sepolcro fu tutto tranquillo, riconoscendo di essere l’uomo più disgraziato fra quanti conosceva, si uccise sul sepolcro.