De raptu Proserpinae, Proemio al Libro I
Chi per primo, escogitata la barca, solcò il mare profondo e con i rozzi remi agitò le acque, chi osò consegnare il proprio tronco ai soffi incerti, costui con l'arte rivelò vie che la natura nega. Dapprima si affidò timoroso alle onde tranquille, sfiorando sempre la riva con rotta sicura; presto prese a saggiare i lunghi golfi, ad abbandonare la terra e ad alzare la vela al mite Noto. Ma quando poco alla volta crebbe il suo impaziente desiderio ed il suo cuore dimenticò la paura ormai senza più vigore, ormai libero assale l'oceano e, seguendo la via indicata dal cielo, doma le tempeste dell'Egeo e lo Ionio.
Testo originale
Inventa secuit primus qui nave profundum
et rudibus remis sollicitavit aquas,
qui dubiis ausus committere flatibus alnum
quas natura negat praebuit arte vias:
tranquillis primum trepidus se credidit undis
litora securo tramite summa legens;
mox longos temptare sinus et linquere terras
et leni coepit pandere vela Noto.
Ast ubi paulatim praeceps audacia crevit
cordaque languentem dedidicere metum,
iam vagus irrumpit pelagus caelumque secutus
Aegaeas hiemes Ioniumque domat.