Claudio Claudiano

 

De raptu Proserpinae, Proemio al Libro I

    Chi per primo, escogitata la barca, solcò il mare profondo e con i rozzi remi agitò le acque, chi osò consegnare il proprio tronco ai soffi incerti, costui con l'arte rivelò vie che la natura nega. Dapprima si affidò timoroso alle onde tranquille, sfiorando sempre la riva con rotta sicura; presto prese a saggiare i lunghi golfi, ad abbandonare la terra e ad alzare la vela al mite Noto. Ma quando poco alla volta crebbe il suo impaziente desiderio ed il suo cuore dimenticò la paura ormai senza più vigore, ormai libero assale l'oceano e, seguendo la via indicata dal cielo, doma le tempeste dell'Egeo e lo Ionio. 

 

Testo originale

     Inventa secuit primus qui nave profundum

et rudibus remis sollicitavit aquas,

qui dubiis ausus committere flatibus alnum

 quas natura negat praebuit arte vias:

 tranquillis primum trepidus se credidit undis

 litora securo tramite summa legens;

 mox longos temptare sinus et linquere terras 

et leni coepit pandere vela Noto.

 Ast ubi paulatim praeceps audacia crevit 

 cordaque languentem dedidicere metum, 

iam vagus irrumpit pelagus caelumque secutus  

Aegaeas hiemes Ioniumque domat.