Aristotele

 

Lo schiavo, strumento per gli strumenti (Politica, 1253a - 1253b)

Testo originale

Poiché, dunque, la proprietà è una parte della casa e la capacità di acquistare è una parte della conduzione della casa (infatti senza il necessario è impossibile vivere e vivere bene), come per le arti ben definite sarebbe necessario che vi fossero gli strumenti adatti, se si vuole che l’opera risulti compiuta, così esistono per la casa strumenti animati ed inanimati, come per il nocchiero la barra del timone è inanimata, l’ufficiale di rotta è animato (infatti il servitore serve per le arti in forma di strumento), così anche il possesso è uno strumento per la vita, e l’acquisto è il totale degli strumenti e lo schiavo è un bene animato ed ogni servo è come uno strumento per gli strumenti.  

 

   

Lo scopo che si prefigge la tragedia (Poetica, 1452b - 1453a)

Testo originale

Poiché, dunque, bisogna che la composizione della migliore tragedia non sia semplice ma complessa e che questa sia l’imitazione di fatti terribili e che suscitano compassione - questo infatti è proprio di tale imitazione – per prima cosa è evidente che bisogna che non sembri che gli uomini per bene passino dalla fortuna alla sventura – questo infatti non è né compassionevole  né pauroso, anzi è ripugnante; né che i malvagi passino dalla sventura alla buona sorte – questo è infatti la cosa meno conforme alla poesia tragica, non contiene nulla di cui ci sia bisogno e non è pauroso, né compassionevole, né utile; e nemmeno che, la contrario, il perfetto malvagio cada dalla fortuna alla sventura: una tale trama, infatti, avrebbe l’umana solidarietà, ma nessuna pietà o timore; la prima, infatti, è per chi soffre ingiustamente, il secondo per il nostro simile, la pietà per l’ingiustamente ( punito ) e la paura per il simile; così l’avvenimento non sarà né pietoso né pauroso.

 

 

L'uomo, essere sociale (Politica, 1252a)

Testo originale

L’uomo è per natura un essere sociale, e chi vive escluso dalla comunità è malvagio o è superiore all’uomo, come anche quello che viene biasimato da Omero: “empio senza vincoli sociali”; infatti, un uomo di tal fatta desidera anche la guerra. Perciò, dunque, è evidente che l’uomo sia un essere sociale più di ogni ape e più di ogni animale da gregge. Infatti, la natura non fa nulla, come diciamo, senza uno scopo: l’uomo è l’unico degli esseri viventi a possedere la parola; la voce, infatti, è il segno del dolore e del piacere, perché appartiene anche agli altri esseri viventi: la loro natura ha fatto progressi fino ad avere la sensazione del dolore e del piacere ed a manifestare agli altri tali sensazioni; la parola, invece, è in grado di mostrare l’utile ed il dannoso, come anche il giusto e l’ingiusto: questo, infatti, al contrario di tutti gli altri animali, è proprio degli uomini, avere la percezione del bene, del male, del giusto e dell’ingiusto e delle altre cose. E la comunanza di queste cose crea la casa e la città.