Nel boschetto di Stimula (lucus Stimulae), situato ai piedi dell'Aventino, sembra che avvenissero, come viene raccontato da Livio nell’episodio della scoperta della “congiura” dei Baccanali (Ab Urbe condita, XXXIX, 12 e segg. : … expromeret sibi, quae in luco Stimulae Bacchanalibus in sacro nocturno solerent fieri…), danze orgiastiche con la sola partecipazione di donne sposate. Queste, in stato di possessione e in abito da Menadi, partivano di corsa per raggiungere il Tevere, che scorreva vicinissimo, portando delle fiaccole accese, che poi immergevano nelle acque del fiume, senza farle spegnere, fatto ovviamente considerato miracoloso.
Stimula era la dea dei "pungoli" (stimuli) della follia e la sua origine é forse latina, come pure non straniera sembrerebbe essere anche la matrice dei rituali a lei consacrati, che vedevano protagoniste le donne sposate (matronae), come in un certo numero di rituali latini.
A questo proposito un'iscrizione proveniente da Pesaro (III-II secolo) che testimonia la presenza di un collegio di matronae devote a Libero e una testimonianza varroniana relativa a falloforie e cortei di matronae nelle feste di Libero e Libera, hanno fatto avanzare l'ipotesi di una presenza di un "dionisismo" indigeno, soprattutto diffuso nelle campagne. E' un fatto storico da non dimenticare, nel valutare le varie componenti sociali e culturali caratterizzanti il complesso fenomeno dei baccanali a Roma.
Il complesso rituale di Stimula aveva peraltro ormai subito un profondo processo di ellenizzazione: la dea viene confusa con Semele e si raccontava (ma il mito ci é noto solo da Ovidio) che nel suo boschetto avrebbero trovato rifugio, nel tempo mitico, le Menadi Ausonie. Le matrone quindi nel rito non avrebbero fatto altro che imitare questo antecedente.
Il lucus Stimulae é situato in una zona dove é più che giustificabile la presenza di un culto così composito di elementi locali ed altri appartenenti ad un dionisismo di importazione o considerato tale. Era un boschetto poco più grande di una piazzola, come molti altri che costeggiavano il Tevere, ed era situato molto probabilmente tra il declivio sud-occidentale dell'Aventino e il fiume, oltre la Porta Trigemina. E' questa la zona portuale di Roma, che doveva essere caratterizzata, anche all'epoca che ci interessa, da un buon grado di cosmopolitismo e quindi di disponibilità all'accoglimento di nuovi culti.
Siamo di fatto in una zona extra pomerium, la cinta sacrale, all'interno della quale non avevano accoglienza culti non romani. In questa zona “esterna" alla città si trovava concentrata, in pratica, buona parte dei templi dedicati a divinità di antica importazione e di antico riconoscimento da parte dell'autorità politico-religiosa.
Nelle adiacenze del lucus Stimulae é il tempio della triade di Cerere, Libero e Libera, forse introdotta nel IV secolo dietro le pressioni dei commercianti di grano campani. Sempre ai piedi dell'Aventino, ma dall'altra parte del colle, erano gli altri templi extra pomerium: di Flora, Mercurio, Diana Aventinese, Venere.